Il gigante d’acciaio scricchiola però continua a sbuffare veleni, condizionando la vita di un territorio. Grazie anche a coloro i quali inventano formule salvifiche per “coniugare ambiente, salute e lavoro”
Agonia infinita. E come altro può rappresentarsi la vicenda ex Ilva? Il gigante d’acciaio scricchiola però continua a sbuffare veleni, marcia lentamente ma condiziona la vita di un territorio, e permette a governi e politicanti e sindacati di girovagare. Inventandosi formule salvifiche per “coniugare ambiente, salute e lavoro”. Da alchimisti millantatori, buoni a mixare pozioni magiche per tutti.
Sono quasi 13 anni che quella fabbrica naviga senza una rotta certa: nessuno, dall’inchiesta ‘Ambiente Svenduto’ del 2012 ad oggi, è stato ed è in grado di guidarne il futuro, semma ce ne fosse stato e ce ne sia uno.
L’ultimo incidente, l’incendio in AFO1, poteva costar caro: se non ci sono state vittime, è solo per puro caso. Eppure, si andrà avanti: perchè questo vuole il governo, sulla scia dei precedenti, perchè questo è sancito nella mente di quanti – e sono tanti – grazie a quel catorcio chiamato ex Ilva ci sguazza e ci guadagna e ci mangia.
Agonia infinita, senza dubbio. Non bastano le lunghe e complesse vicende giudiziarie, le condanne delle istituzioni internazionali, i milioni di euro spesi e la poca competitività, per dire basta. Neppure il sacrificio dei cittadini, neppure i dolori di tante famiglie.
C’è da chiedersi: ma davvero l’ex Ilva è così importante da tenerla su a tutti i costi? Le centinaia di milioni di euro spesi finora non avrebbero fatto comodo per costruire una alternativa, seria e vera e concreta? E ancora: perchè illudere con programmi di decarbonizzazione e altre idee farlocche allungando l’aspettativa di vita di una fabbrica degradata, fatiscente, che cade a pezzi e che è solo e soltanto strumento per politici incantatori, sindacalisti complici, (im)prenditori sciacalli e carrieristi d’ogni specie?
Sì, una agonia infinita. Voluta. Perchè nessuno di chi poteva ha avuto il coraggio di dire basta. Perchè è più semplice firmare un decreto piuttosto che prendere il toro per le corna. E perchè, infine, le promesse al vento dei tanti, purtroppo, ancora oggi sono propaganda buona per catturare consensi.