Quando si parla di città dall’alto potenziale di attrattività, certo la nostra Taranto è fra quelle. Per la sua storia ultramillenaria, seppur di tracce evidenti ne son rimaste poche, ma anche per aree che sono abbandonate da tempo e che, invece, potrebbero recuperarsi con una visione più larga e soprattutto lungimirante. In attesa del nuovo PUG – Piano Urbanistico Generale – che finalmente sia chiaro e trasparente per tutti, visto e considerato che nelle sue fasi d’ascolto partecipativo ha mostrato qualche forte criticità (per esempio, la possibile espansione edificatoria sulle sponde del Mar Piccolo). Un PUG, insomma, che la prossima Amministrazione comunale dovrà valutare bene prima che sia troppo tardi.
Qui non stileremo un elenco: diciamo che segnaleremo alcune aree che potrebbero davvero trasformarsi in attività sociali ed economiche, aree che renderebbero la nostra città più attrattiva, appunto. E più moderna.
AREA CAMPER VIA MASCHERPA – E’ un luogo che i cittadini sfiorano tutti i giorni, trovandosi a ridosso del Ponte di Punta Penna e quindi molto trafficato. Abbandonato da anni, le associazioni dei camperisti ha spesso sollecitato l’Ente civico affinchè si riattivasse dopo un adeguato progetto di recupero. Le ultime notizie risalgono ad aprile del 2024, quando il Consiglio comunale si espresse perchè l’Amministrazione si rimettesse al lavoro, attraverso l’affidataria Kyma Mobilità, nel recupero dell’area: da allora è nuovamente calato però il silenzio. Spesso in passato i camperisti – che non sono pochi in Italia e nel mondo – si sono dovuti arrangiare per sostare a Taranto. Un vero peccato.
PARCHEGGIO DI SCAMBIO CROCE – Nel 2013 partirono i lavori, in zona Croce, ai Tamburi in pratica, per la costruzione di un parcheggio di scambio. Oggettivamente, una scelta opportuna affinchè Taranto si dotasse di un’area a nord e una a sud (Cimino) per accogliere i bus extraurbani (ma non solo) e decongestionare il traffico cittadino. Nel corso dei lavori, però, venne fuori una grande area archeologica con resti di necropoli, una fontana cisterna di età ellenistica, una fornace medievale, tratti di un acquedotto romano, i resti di una domus romana ed altro ancora. Si pensò, allora, di coniugare le esigenze: sì al parcheggio con tanto di belvedere sui reperti archeologici. Putroppo, però, tutto è poi naufragato e quell’area oggi è in stato di abbandono. Facile immaginare che, fossero stati completati i lavori, quell’area sarebbe diventata non solo utile ma anche ottimo biglietto da visita per la città.
PARCO DELLA RIMEMBRANZA SUL MAR PICCOLO – Questa è un’area completamente degradata da decenni. Tra l’altro, durante la stagione estiva, spesso subisce incendi che ne hanno depauperato l’ampia parte boschiva. E’ l’area, tanto per intenderci, che s’affaccia sul Mar Piccolo, con una strada che porta alla foce del fiume Galeso. E’ un tratto di costa straordinariamente bello, che se recuperato e valorizzato anche a scopi commerciali, potrebbe davvero rappresentare uno dei fiori all’occhiello della città. Durante la sua amministrazione, in sindaco Stefàno pensò addirittura a farne un parco della musica: idea non malvagia, sinceramente. Oggi è un’area divenuta discarica, per certi versi anche pericolosa per chi s’addentra.
PARCO DEL MIRTO – Nel quartiere Paolo VI, intitolato al grande divulgatore scientifico Piero Angela, è un’area davvero enorme che, nel corso degli anni, è diventato territorio per certi versi off limits. Sorto come oasi di biodiversità per un quartiere difficile, nel tempo è stato vandalizzato, abbandonato, depredato, persino incendiato. Oggi i residenti, soprattutto di sera (l’illuminazione è assente ormai da troppo), stentano a frequentarlo. Eppure, i politici negli anni hanno sempre parlato di riconnessione delle periferie con il centro città…
Sinceramente? Potremmo continuare con altre aree della città magari meno degradate ma di certo poco sfruttate. E ce ne sono, i tarantini le conoscono molto bene, l’elenco è lungo. Forse in questi ultimi anni, ad esser buoni, ci si è concentrati solo e soltanto – giustamente – sui guasti ambientali, dimenticando però la custodia di una città che ha ricchezze ancora da scoprire e valorizzare. La preoccupazione? E’ che aree oggi dimenticate e trascurate diventino preda di affaristi senza scrupoli, pronti a catapultare pale eoliche o impianti fotovoltaici che deturpino la natura. O, peggio, palazzinari disposti a cementificare senza pietà.
Ed ecco perchè è necessario guardare oltre e valutare il nuovo Piano Urbanistico Generale. Prima che sia davvero troppo tardi.