In un’epoca in cui si parla tanto di diritti, inclusività e rispetto, stupisce e rattrista constatare come, nei luoghi più comuni e quotidiani, manchi ancora l’elemento più semplice e fondamentale del vivere civile: il buon senso. Un esempio lampante? Le attese nello studio del medico curante, in qualche comune della provincia di Taranto, dove troppo spesso si assiste alla scena grottesca e imbarazzante di una donna incinta costretta a rimanere in piedi o a far la fila come chiunque altro, mentre gli altri, tra cui i pazienti, si voltano dall’altra parte facendo finta di nulla.
Diciamolo chiaramente: non esiste alcuna legge che obblighi a cedere il posto o la precedenza a una donna in gravidanza in questo contesto. E proprio qui sta il problema. Perché quando il rispetto non è imposto, dovrebbe spontaneamente nascere dall’educazione e dal buon senso. Ma troppo spesso, purtroppo, questi due valori sembrano merce rara.
Una donna incinta non chiede un privilegio, ma comprensione. Il suo corpo è già sottoposto a uno sforzo costante: schiena dolorante, gambe gonfie, stanchezza cronica, nausea. Attendere anche solo trenta minuti in piedi o in una sala d’aspetto affollata può essere una vera tortura. Eppure, in molti casi, le si nega la precedenza come se la richiesta fosse un capriccio, come se “tutti stessero male” allo stesso modo. No: essere malati non giustifica l’indifferenza, e la sofferenza personale non dovrebbe mai spegnere l’empatia. Eppure, in farmacia, al centro analisi o all’ufficio postale, questa attenzione c’è. E per fortuna! Rattrista che non esista proprio nello studio di un medico.
In assenza di una norma, resta solo il civismo. Quel senso morale che dovrebbe spingerci a pensare per un attimo agli altri prima che a noi stessi. E invece, nella fretta, nella distrazione o, peggio, nell’egoismo, dimentichiamo che i piccoli gesti sono quelli che raccontano davvero chi siamo.
Ci vuole poco per dimostrare umanità. Cedere il proprio turno a una donna in dolce attesa è uno di quei gesti che non cambiano la giornata di chi lo compie, ma migliorano profondamente quella di chi lo riceve. È un’azione che non ha bisogno di leggi, ma solo di cuore.
In fondo, la civiltà non si misura solo con le grandi battaglie, ma con l’attenzione per i più fragili. E se non siamo in grado di vedere una donna incinta come una priorità in uno studio medico, forse è il momento di chiederci che tipo di società stiamo diventando.