Nulla di concreto viene comunicato alle organizzazioni sindacali nell’incontro tenuto nel pomeriggio nella capitale, esattamente negli uffici di via Sallustiana del Ministero dello Sviluppo Economico. Il professor Ernesto Somma, Responsabile Incentivi e Innovazione di Invitalia, ha chiaramente detto che non è al momento nelle condizioni di illustrare i particolari della proposta che verrà presentata entro due settimane. Siamo fortemente delusi, abbiamo detto chiaramente ai rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Ambiente, che riteniamo urgente una discussione su temi come il riconoscimento dell’esposizione all’amianto, il lavoro usurante, l’integrazione salariale per tutti i cassintegrati, l’introduzione di incentivi seri alla fuoriuscita volontaria, tutela dell’occupazione, la questione appalto e quella relativa a Ilva in AS, nonché tante altre questioni che ripetiamo ormai da tanto tempo. Abbiamo inoltre rappresentato ai tecnici la difficoltà di intraprendere una discussione seria quando si è all’oscuro di quello che si sta decidendo.
Gli ultimi due anni hanno prodotto risultati catastrofici con riferimento sia alla situazione dei lavoratori che allo stato degli impianti. Ribadiamo all’infinito i moltissimi motivi per i quali chiediamo l’immediato allontanamento del gruppo franco-indiano da Taranto. Condotta antisindacale (condanna ex art.28 Statuto dei Lavoratori), assenza di investimenti sulla manutenzione degli impianti e quindi sulla sicurezza (la fabbrica è ridotta a un colabrodo e va fermata), licenziamenti facili, ricorso continuo alla cassa integrazione anche in un momento in cui il mercato dell’acciaio (in ripresa) non lo giustificherebbe, arretrati nei pagamenti e atteggiamento discriminatorio nei confronti di alcune aziende dell’appalto.
La riapertura del confronto su tavoli istituzionali da un lato ed il reinserimento a lavoro di circa 200 lavoratori non bastano, e non ci inducono a sperare che Arcelor Mittal possa invertire la marcia e trasformarsi in un gestore serio ed affidabile. Far tornare in azienda alcuni dipendenti ha tutto il sapore del contentino, l’ostinarsi a cercare un dialogo con la multinazionale una perdita di tempo.
Quindi il gruppo franco-indiano va immediatamente allontanato. Poi sarà compito del Governo avviare una vera riconversione economica del territorio.
Il tempo è ormai scaduto, ragion per cui Usb Taranto proclama lo sciopero di 24 h con presidio davanti alla portineria C della fabbrica a partire dalle 7.00 di venerdì 2 ottobre. La manifestazione coinvolgerà lavoratori diretti, dell’appalto e Ilva in A.S..
Previsto intanto per giovedì 1 ottobre un nuovo confronto, sempre in sede ministeriale.
Via Arcelor Mittal, si nazionalizzi la fabbrica e si avvii la riconversione economica.
Franco Rizzo Coordinatore provinciale Usb Taranto