In queste ore stiamo assistendo ad uno spettacolo indecoroso sulla pelle di migliaia di lavoratori e sul futuro dell’intero Paese. A Taranto, in questo momento, è in corso la più grande crisi industriale d’Italia e, francamente, non se ne può più di un dibattito che sembra quasi una lite tra tifoserie. Una situazione come quella dell’Ilva (con 14.000 dipendenti, praticamente tutta la quota di produzione dell’acciaio per l’Italia e il diritto alla salute di diverse centinaia di migliaia di persone), merita un dibattito di altissimo profilo scientifico e politico. Siamo di fronte ad una scelta decisiva per l’Italia ed è il momento in cui le decisioni devono essere prese in conseguenza di una discussione che deve coinvolgere istituzioni statali e cittadini nel pieno della consapevolezza. Si tratta di discutere di quello che dovrà accadere nei prossimi, almeno, cinquant’anni, in un settore strategico dell’economia nazionale ed in un territorio vasto e delicato come quello tarantino.
Tutte le posizioni parziali e legittime devono trovare il modo di giungere ad una sintesi proficua perché, se questo non accadrà, il conflitto rischia di tradursi in una vera e propria fucina di odio sociale. Vorremmo poter confrontare le nostre posizioni con chi ha il compito di governare il Paese in questo momento e discutere di tutte le conseguenze a lungo termine che ogni proposta produrrebbe. Da molti anni continuiamo a ripetere che serve una grande scommessa industriale per rilanciare l’idea che in quel territorio si deve poter produrre acciaio senza offendere la salute dei cittadini e senza calpestare la dignità e la sicurezza dei lavoratori. Il M5S e la Lega, che si apprestano a varare un Governo, dicano se vogliono fare la valutazione dell’impatto e del rischio sanitario per il siderurgico oppure se vogliono lasciare le cose così come sono e continuare a parlare alla pancia dei cittadini, evitando di affrontare la questione dal punto di vista scientifico. Se si continua a discutere senza affrontare la sopracitata questione, ognuno si sentirà legittimato a sostenere la propria posizione su chiusura o su prosecuzione dell’esercizio, così come da accordi fra Governo e Mittal, ma il Paese avrà perso ancora una volta l’occasione di cogliere la sfida dell’innovazione industriale, che è l’unica strada che può condurci verso il progresso.
Mino Borraccino