Il sindaco e il suo approccio alla città e ai cittadini
Taranto ha in questo momento storico peculiarità molto specifiche: riassume in sé le potenzialità e le criticità di varie realtà del Paese ma non assomiglia a nessuna di queste.
Ecco perché al futuro sindaco di Taranto si richiederanno doti particolari che attengono, in primis, alla sua capacità di guardare al territorio con un’ottica molto più ampia rispetto ai suoi confini geografici.
Proprio da Confindustria, nei mesi scorsi, è stato lanciato il claim di “Taranto città del mondo”, per intendere un territorio dalle vaste potenzialità, legate a situazioni contingenti ed eccezionali (pensiamo alla grande attenzione che il Governo oramai da anni riserva alla città), ai processi di sviluppo in atto, alla collocazione geografica.
Inportanti saranno quindi le sue conoscenze della città ma soprattutto la sua capacità di “sentire” il territorio e di operare scelte consone a questa sua (davvero ampia e diversificata) percezione.
Tali scelte dovranno essere dettate dalle logiche della buona amministrazione ma anche dai criteri che regolano un governo manageriale, abituato a fronteggiare la gestione straordinaria prima ancora dell’ordinarietà delle questioni.
Ciò vorrà dire adottare politiche che possano trovare ampia condivisione senza per questo rispondere alle logiche del facile consenso; azioni che siano frutto di vere politiche concertative e non dei veti incrociati della cattiva politica.
Ascoltare gli attori territoriali dovrà essere prioritario nella scaletta del nuovo sindaco, così come accoglierne le istanze laddove le stesse siano condivisibili e a beneficio della crescita del territorio.
Al futuro primo cittadino chiediamo quindi autonomia di giudizio ma anche capacità di guidare la città verso una logica di “smart city” in cui la comunità impara ad apprendere, adattarsi ed innovare attraverso percorsi di progettazione partecipata.
Gli industriali, in questo senso, si rapporteranno al primo cittadino con grande senso di collaborazione come anche, all’occorrenza, con spirito critico ma costruttivo.
Protagonista del cambiamento
Taranto è da oramai quattro anni nell’agenda governativa: ripercorrere i perché, i come e i quando della vicenda che l’ha portata ad essere “attenzionata” dagli ultimi quattro governi avvicendatisi in questi anni sarebbe un inutile esercizio di ripasso di una storia oramai nota a livello internazionale.
Certo è, però, che a partire dal varo del primo provvedimento (DL 7 agosto 2012, n. 129), suTaranto, riconosciuta quale area di crisi industriale complessa, si sono concentrate molte attenzioni che nel tempo non hanno più riguardato le sole vicende del centro siderurigico – con tutte le implicazioni sociali, economiche e culturali ad esso legate – andando invece ad investire la città -e i suoi potenziali di sviluppo -nella sua interezza.
Oggi abbiamo nelle mani strumenti, risorse e opportunità che mai nella sua storia la città ha avuto a disposizione. Al momento le misure cosiddette “extra Ilva” ammontano infatti a circa un miliardo di euro: si va dal potenziamento della sanità al sostegno al disagio sociale, dalla cantierizzazione dei progetti pubblici agli aiuti alle imprese che intendono innovare o ampliare la loro attività, dai progetti riguardanti il polo museale per una parte dell’Arsenale alla rivitalizzazione della città vecchia.
Le risorse – lo ricordiamo – arrivano dal Contratto istituzionale di sviluppo con 882 milioni di euro di finanziamenti assegnati in precedenza all’area e ora riprogrammati, dal decreto legge che prevede 70 milioni per la sanità e 30 per il sostegno sociale e dagli interventi per l’area di crisi industriale complessa, che prevedono 30 milioni per le imprese (rivenienti dal plafond di 165 milioni fra fondo di crescita sostenibile e Pon Imprese 2014-2020). Il contratto istituzionale, che nasce con la legge 20 del 2015, su 882 milioni di budget ne vede 144 già erogati, 225 avviati e in fase di finalizzazione altri 400. Fra i vari interventi previsti dal Cis, val la pena ricordare il concorso di idee sulla rivitalizzazione di Taranto vecchia, che vede Invitalia quale soggetto attuatore, e che ha già designato i tre migliori progetti.
La carrellata dei progetti in itinere non è la semplice “lista della spesa” da presentare al pubblico amministratore che andrà a ricoprire il più alto scranno di Palazzo di Città: è molto di più.
Parliamo di interventi che concorreranno a trasformare anche profondamente il territorio e che, per quanto in parte già delineati e finanziati, dovranno ricevere un’attenzione massima dal prossimo sindaco.
Il primo cittadino dovrà riuscire a “leggere” prima di tutti gli altri il valore complessivo della partita che Taranto sta giocando e giocherà nei prossimi anni, riuscendo a guardare “oltre” il presente e rivolgendo lo sguardo agli scenari futuri, affinchè altre -possibili – circostanze che richiedono scelte e decisioni fondamentali per la città non lo colgano impreparato.
Sul territorio esistono già realtà che creano ricchezza, ma solo se messe in relazione fra loro. Realtà che contribuiscono a formare un modello di economia già consolidato che attende solo di essere ampliato – sempre in chiave ecosostenibile – e perfezionato.
Da qui la necessità che il futuro sindaco abbia un piglio manageriale, che riesca a guardare a Taranto in una chiave moderna ed ecosostenibile, che riesca a superare – e far superare alla comunità che governa – i localismi e le rendite di posizione che da sempre frenano la crescita e si oppongono al cambiamento.
Questo tipo di approccio è finora mancato, e i risultati sono direttamente proporzionali ad una evidente carenza di governance di cui la città sconta pesantemente gli effetti.
Non è possibile, a fronte di una mole importante di risorse, a fronte di rilevanti provvedimenti governativi, affidare ad altri soggetti l’attuazione degli interventi, come già accaduto con Invitalia.
Non è possibile delegare il futuro della città a soggetti esterni, solo perché si decide di non decidere e le scadenze incombono.
Occorre un cambio di passo sostanziale. Non serve un restyling di facciata che magari dura per una o due stagioni: il cambiamento dovrà essere profondo, convinto, incondizionato.
E’ su queste evidenze che il nuovo sindaco dovrà – a nostro avviso – fondare gran parte del suo programma, tenendo ben presente che la crescita del territorio passa attraverso una visione d’assieme, quindi attraverso l’armonizzazione delle risorse, pur diversificate, di cui disponiamo: pensare di sviluppare e potenziare tali risorse in un’unica direzione è al momento anacronistico, sia che si parli di industria sia che si tratti di valorizzazione del territorio in chiave turistica, sociale e culturale.
L’impresa, le imprese, il virus dell’ideologia anti industriale
Per Taranto il momento è delicatissimo: un nuovo corso si va a delineare, da qui ai prossimi mesi, per l’industria dell’acciaio, e sarà presumibilmente un corso che segnerà profondamente – e auspichiamo stavolta solo in senso positivo – il tessuto sociale, economico e anche culturale della città.
Il prossimo primo cittadino avrà la responsabilità dell’imprinting che andrà a caratterizzare il rapporto fra il Comune ed il nuovo management imprenditoriale. Anche in questo caso parliamo di un approccio inedito, che dovrà – giocoforza – mantenere equilibri sicuramente non facili, improntati alla tutela del territorio ed allo stesso tempo alla sua crescita.
Anche per questo aspetto Confindustria si rapporterà al primo cittadino, se le condizioni lo consentiranno, con grande senso di collaborazione, nell’assoluto rispetto dei ruoli e delle competenze.
Nelle more dei tempi che occorreranno per definire i nuovi assetti societari del centro siderurgico, il sistema delle imprese dovrà proseguire nel suo compito di creare reddito per il territorio.
Un compito a volte arduo, come dimostrano le recenti vicende che – al netto della crisi deflagrata nel 2008 – hanno interessato proprio le aziende operanti nell’indotto Ilva.
Affinchè questa funzione moltiplicatrice di ricchezza (in termini di ricadute anche occupazionali) possa davvero verificarsi, occorreranno innanzi tutto delle certezze. La certezza di ottenere i pagamenti dovuti, nel rispetto dei tempi e con le garanzie che concorrono a stabilire un clima di fiducia con le istituzioni, ma anche la certezza di operare in un contesto territoriale a loro favorevole, che stabilisca la loro centralità rispetto ad un sistema di relazioni con le committenze esterne.
Il virus dell’ideologia anti industriale – prendiamo in prestito una riflessione di Angelo Panebianco di qualche mese fa – colpisce soprattutto in certe zone del Mezzogiorno anche se non risparmia il nord Italia: “vittime del virus – scrive il politologo – sono quelli che non vogliono “industrie nel loro giardino”, quelli che non vogliono produrre ricchezza ma non per questo intendono rinunciare alle loro comodità (spacciate per “diritti”), come sanità ed istruzione a carico dello Stato. Però queste cose costano, e costano parecchio, e se uno non crea la ricchezza necessaria per pagarle, significa che dovranno pagarle altri, quelli che generano la ricchezza al posto loro. La mentalità e l’ideologia anti industriali – conclude Panebianco – sono ramificate e forti. Ma questa combinazione di ignoranza e di furbizia non è irresistibile: ci sono, ovunque, tante persone serie non rassegnate ad esserne vittime. E meritano di essere sostenute”.
Ecco perché diciamo: il sostegno all’impresa non deve essere una dichiarazione programmatica, bensì una pratica quotidiana da svolgere nel segno del dialogo e della collaborazione: se la nostra impresa lavora è tutto il sistema a beneficiarne, attraverso un circolo virtuoso di ripresa dei consumi, degli investimenti e di rivitalizzazione complessiva dell’humus socio -economico territoriale.
Crediamo, pertanto, che occorra da una parte spingere verso una valorizzazione delle produzioni e delle risorse locali esaltandone le qualità specifiche, e dall’altra provare a sviluppare un percorso comune con gli investitori, in termini di partnership, che coinvolga – laddove ovviamente ricorrano le condizioni – il sistema delle imprese locali.
Quello di cui parliamo è un automatismo che in altre realtà appare già consolidato in virtù di un’ampia partecipazione di istituzioni, politici, sindacati e associazioni alla vita “reale” delle imprese, intesa come parte essenziale di un più complesso sistema territoriale.
La città in Europa
Un profilo manageriale, una squadra competitiva, dinamica, propositiva. E uno sguardo costante alla città anche in chiave europea: così vorremmo che fosse il nuovo volto di Palazzo di Città ed in questo modo immaginiamo la Taranto istituzionale di domani. Ma, soprattutto, è questo l’unico profilo che reputiamo valido e spendibile per voltare davvero pagina e uscire dalle secche della crisi.
Taranto- e non soltanto attraverso l’ente Comune, ma con la partecipazione di tutti gli attori territoriali – dovrà cominciare a pensare più europeo. Parliamo della costruzione di percorsi virtuosi verso l’innovazione, il miglioramento dei servizi, e più in generale della qualità della vita.
Parliamo di una città che punti ad essere competitiva senza per questo rinunciare ad essere sostenibile. Le due prospettive possono essere conciliabili. Ma l’impegno, anche in questo caso, dovrà essere comune, costante e condiviso.
Rilanciare l’azione amministrativa per la rigenerazione urbana e le opere pubbliche
Il settore delle costruzioni guarda con importanti aspettative ai futuri scenari di rigenerazione urbana ed infrastrutturazione del territorio con l’obiettivo di identificare in essi opportunità ed occasioni per superare anni di forte crisi.
A Taranto, dai dati della Cassa Edile, siamo passati da oltre otto a poco più di tre milioni di ore lavorate con una massa contributiva calata del 60%, i lavoratori si sono ridotti a poco più di 3 mila dai 7 mila degli anni passati, tante imprese chiudono o riducono sensibilmente i propri organici.
Eppure il settore delle costruzioni, forse più degli altri, è quello che incide direttamente sullo stato di benessere di una comunità attraverso interventi vicini e misurabili da parte di ogni cittadino. Ha una lunga filiera che attiva imprese di tanti settori collegati, vanta un importante effetto moltiplicatore degli investimenti ed è un settore ad alta intensità di manodopera.
Queste le premesse che oggi, alla vigilia della competizione elettorale, ci guidano nel porre all’attenzione dei candidati alla carica di sindaco del Comune di Taranto alcune riflessioni sul ruolo e le azioni che l’Amministrazione dovrebbe svolgere nel corso del nuovo mandato, per riprendere il cammino dello sviluppo e rispondere alle aspettative di tante imprese, a partire necessariamente da nuovo impulso all’azione amministrativa, condizione indispensabile per fare dell’Amministrazione comunale di Taranto un interlocutore, fattivo ed autorevole, in grado di attivare e sostenere il potenziale imprenditoriale del nostro territorio. Quale Comune capoluogo della provincia, Taranto riveste un ruolo primario nella riattivazione dei processi produttivi che vedono protagonisti imprese, lavoratori e professionisti del nostro territorio.
E allora chiediamo al nuovo governo della città di rilanciare da subito l’azione amministrativa, secondo le linee di azione di sotto delineate in termini di obiettivi e proposte.
Ricostruire la macchina amministrativa
Uno dei fondamentali obiettivi, da tempo, resta quello di procedere, questa volta in maniera decisiva, con la ricostituzione ed il rafforzamento della macchina amministrativa comunale. Il decennio ormai trascorso dal dissesto, unito a disattenzioni ed approcci meramente emergenziali, ha progressivamente impoverito una struttura organizzativa comunale sempre più carente soprattutto nei livelli dirigenziali.
In particolare le Direzioni tecniche, vero cuore pulsante dell’attività municipale, abbisognano di ulteriori innesti di risorse e competenze in grado di sostenere le importanti aspettative di imprese e cittadini.
L’amministrazione deve poter divenire efficiente ed amichevole interfaccia della comunità civile ed economica cittadina, deve poter dar corpo alle istanze economiche e segnarne, con competenza e laboriosità, la celere concretizzazione.
Si evidenzia, inoltre, la necessità di mutare approccio anche nella predisposizione di strumenti di programmazione e pianificazione. Rispetto a tali processi amministrativi complessi, riteniamo indispensabile che l’Amministrazione attivi le giuste competenze esterne, in ruoli di supporto ed anche di coordinamento, al fine di giungere, con maggiore efficacia e qualità, alla definizione di piani e programmi per la trasformazione urbana, che altrimenti rischiano di naufragare tra lentezze, interventi tardivi e di scarsa portata per la città.
In assenza di questa – radicale – ricostruzione della macchina amministrativa, risorse, progettualità e opportunità di sviluppo rischieranno di andare perse, ed ogni azione propositiva vanificata a causa di un apparato ancora debole e incapace di incidere sulla vita pubblica.
Una nuova stagione per gli appalti pubblici
Il Comune di Taranto rappresenta una fondamentale stazione appaltante nella sua qualità di primario centro di spesa per l’infrastrutturazione urbana e territoriale. Pur nell’attuale crisi economica e finanziaria, il settore degli appalti è destinato a confermarsi come determinante in ragione del volume di risorse impegnate negli attuali e futuri strumenti di programmazione, a partire dal Contratto Istituzionale di Sviluppo con la sua importante dotazione di risorse per opere pubbliche.
Proprio con riferimento al CIS, pur sottolineando l’importante ruolo affidato ad INVITALIA, ci attendiamo che l’Amministrazione debba riconquistare un ruolo attivo e propositivo, anche al fine di favorire un più ampio protagonismo del territorio. In tale direzione, abbiamo portato all’attenzione delle istituzioni costituenti il Tavolo istituzionale permanente per l’Area di Taranto l’esigenza di sostenere le PMI ed i lavoratori delle costruzioni, segnati da una lunga crisi produttiva ed occupazionale, favorendone la piena partecipazione ai processi di affidamento e di esecuzione delle opere programmate con il Contratto Istituzionale di Sviluppo.
Le esigenze dal nostro sistema produttivo rappresentate, e le previsioni a tale scopo inserite nel CIS, trovano piena e compiuta corrispondenza in un quadro normativo regolante gli appalti, comunitario e nazionale, fortemente ispirato ad un “favor PMI” tradotto in diverse disposizioni che ne incoraggiano un maggiore protagonismo nel mercato.
L’Amministrazione Comunale di Taranto dovrà pertanto rendersi disponibile a sostenere tale percorso, promuovendo l’adozione di strumenti e criteri in grado di sostenere un’ampia e qualificata partecipazione del sistema locale delle imprese alle opportunità offerte dal CIS ed alle altre che la stessa metterà in campo.
Riteniamo, inoltre, che l’Amministrazione debba:
puntare ad una decisa semplificazione delle procedure di affidamento con l’applicazione delle più recenti innovazioni normative introdotte per l’accelerazione della spesa e la riduzione dei carichi procedimentali sulle imprese;
perseguire una piena cultura della legalità, a partire dalla garanzia del pieno rispetto della disciplina legislativa in materia di lavoro, di regolarità contributiva ed assicurativa, ed attraverso il miglioramento delle condizioni di sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro e dei cantieri per contrastare il lavoro sommerso.
La Città Vecchia
La Città Vecchia, per effetto del D.L. 1/2015, ha ormai assunto una rilevanza fondamentale come occasione di rilancio dell’immagine e del potenziale economico di Taranto.
La scelta compiuta dal Tavolo Istituzionale di procedere ad un Concorso Internazionale di Idee, ha permesso a Taranto di acquisire un importante patrimonio di idee e proposte, anche di grande forza innovativa, che non va assolutamente disperso e vanificato.
Da tale patrimonio occorre dunque ripartire per la costruzione, partecipata e condivisa con portatori di interesse e cittadini, di un piano degli interventi da candidare a finanziamenti aggiuntivi con l’obiettivo di segnare una definitiva svolta verso il recupero e la valorizzazione di un unicum storico, culturale e sociale che da anni rappresenta la fondamentale sfida urbana della comunità.
Non vanno però tralasciate le esigenze primarie, vere e proprie invarianti strutturali di qualsiasi disegno strategico di recupero, di messa in sicurezza ed infrastrutturazione primaria della Città Vecchia.
Dunque, accanto alla accurata definizione del piano degli interventi, l’Amministrazione dovrà imprimere una decisa accelerata sul fronte del completamento della progettazione e dell’attivazione delle risorse finanziarie per attuare quegli interventi indispensabili per arrestare il degrado e consentire un migliore impatto dei successivi investimenti di recupero.
La rigenerazione urbana delle periferie
Avviare il processo amministrativo e progettuale per la nuova strumentazione urbanistica generale, dar corso ai primi programmi integrati di rigenerazione urbana, saranno questi gli obiettivi prioritari per la nuova stagione di governo del territorio.
Abbiamo bisogno che Taranto ricominci a crescere, ma per farlo deve crescere su sé stessa.
La strada maestra, tracciata con il DPRU del 2011, è quella della rigenerazione urbana.
Per una vera politica di rigenerazione auspichiamo un complessivo salto di qualità dell’Amministrazione.
C’è bisogno di autorevolezza e competenza per superare le resistenze culturali verso le trasformazioni dell’edificato, per garantire la regia necessaria all’attuazione di operazioni complesse che richiedono grandi capacità di mediazione di interessi e credibilità nella interlocuzione con i cittadini e gli investitori.
C’è bisogno inoltre, che si portino a compimento i programmi avviati, come la Variante Salinella, che porterebbero ad importanti investimenti anche nella direzione del rafforzamento di servizi e dotazioni della città pubblica.
La valorizzazione delle aree demaniali
Il processo di sdemanializzazione può concretamente aprire i fronti ad una riconfigurazione degli assetti urbani, e dunque a nuove opportunità di crescita e ad un miglioramento della qualità della vita nel capoluogo ionico.
Appare del tutto evidente l’interesse dell’imprenditoria locale per le sorti di queste importanti aree, destinatarie di decisive trasformazioni che potranno condizionare – anche profondamente – la Taranto di domani e che oggi offrono l’opportunità di progettare un nuovo sviluppo urbano incentrato sull’animazione culturale e sociale e su funzioni urbane innovative.
E’ però indispensabile definire un disegno complessivo di valorizzazione di tale importante patrimonio a disposizione, secondo modelli finanziari innovativi incentrati sulla collaborazione con investitori privati in grado di mettere a frutto l’intero potenziale di trasformazione urbana di aree ed immobili.
L’Amministrazione, con responsabilità, deve costruire tale disegno con grande chiarezza di visione delle cose da fare e realizzare. Questa chiarezza, fino ad oggi mancata per il confuso e scomposto susseguirsi di idee ed ipotesi progettuali, è indispensabile per minimizzare il rischio urbanistico e dare le necessarie certezze agli investitori.
Il partenariato pubblico-privato
La collaborazione tra pubblico e privato è destinata ad essere la principale modalità di attuazione delle trasformazioni urbane e della infrastrutturazione del territorio.
Programmi di rigenerazione per le periferie e la città storica, edilizia sociale, valorizzazione del patrimonio comunale e demaniale, opere pubbliche e di interesse pubblico, saranno questi i terreni nei quali l’Amministrazione dovrà operare ricercando e sostenendo il partenariato con i privati investitori.
Senza pregiudizi e senza restrizioni culturali di sorta, per il rilancio urbano di Taranto occorrerà alzare il livello dell’interlocuzione con le imprese, affidarsi ad advisor professionali per il montaggio finanziario delle operazioni ed ispirarsi con entusiasmo alle migliori esperienze realizzate in campo nazionale.
La strumentazione a disposizione per alimentare tale prezioso confronto – contratti di disponibilità, dialogo competitivo, società pubblico-privato, fondi immobiliari – diviene sempre più ampia ed esprime un potenziale di trasformazione e di investimento assolutamente strategico per Taranto.