Manca pochissimo, circa cinque giorni all’evento tanto atteso: la terza edizione del concerto del 1° maggio a Taranto, un concerto fuori dagli schemi in cui la musica è solo il contorno, ma il centro è lotta; storie di vita; sforzi immani da parte di tantissime persone, che a bordo di un simbolico Ape car, vogliono riprendersi ciò che è stato loro tolto: Taranto, la vita a Taranto.
Il primo maggio di lotta presso il parco archeologico delle Mura Greche, è diventato un evento importantissimo di ampia rilevanza nazionale, in cui gli stessi artisti che vi partecipano, mettono la loro faccia per un riscatto comune, quello che spetta ad una città che nessuno vuole ascoltare, ma oramai divenuta terreno fertile di coltivatori di interessi, industria, false promesse e aspettative. Una città in cui gli stessi cittadini e la loro salute è stata svenduta, in cambio di una promessa di giustizia, che non sempre coincide con il concetto di legalità. Da qui proprio il tema che caratterizza il documento politico di quest’anno: “Legalità, quale giustizia?” dove legalità non è più percepita quale concetto etico o di partecipazione, ma come garanzia per l’interesse di pochi a scapito dei diritti della maggioranza. I Liberi e pensanti nel loro documento politico parlano di ‘Giustizia violata’, un punto dal quale ripartire il 1° maggio per rivendicare ciò che è stato tolto a Taranto e ai tarantini. Quello che la città chiede alla politica è la chiusura di tutte le fonti inquinanti; la riconversione industriale di Taranto; l’impiego degli operai Ilva e dell’indotto nelle operazioni di bonifica, con corsi di formazione aperti anche ai disoccupati della città; esenzione ticket per tutti i residenti sani della provincia ionica per patologie legate all’inquinamento; promozione del territorio allo scopo di favorire l’insediamento di nuove imprese attraverso forme di de-fiscalizzazione accompagnate da finanziamenti, anche comunitari, per le nuove startup; restituzione alla città di tutte le aree del demanio non più utili all’attività della Marina Militare; valorizzazione della Città Vecchia e censimento del patrimonio immobiliare; revisione insieme alle autorità competenti di tutte le concessioni monopolistiche del porto di Taranto. Il Comitato chiede questo alla politica. E lo chiede in una giornata come quella del 1° maggio, il vero primo maggio di lotta, e non una manifestazione per promuovere dischi, come ha più volte precisato l’attore Michele Riondino. Un evento di cui la città si deve appropriare e deve fare tesoro, ma a malincuore Riondino afferma, che la collaborazione è quasi vana. I commercianti della zona, stando a quanto detto in conferenza stampa, non avrebbero contribuito in alcun modo. Il tarantino è disinteressato, mentre paradossalmente, l’interesse spinge persone dal nord Italia e anche stranieri a prendere parte all’evento. “Il tarantino – spiega Riondino – non comprende che il 1° maggio a Taranto è diventato un evento simbolico che rappresenta la totalità dell’Italia”. Questo grande disinteresse purtroppo, compromette la realizzazione di prossime edizioni, pertanto l’attore invita quanti prenderanno parte a godersi questa giornata, perché potrebbe con molte probabilità essere l’ultima. Un’altra importante precisazione che Riondino fa, è quella relativa a dichiarazioni rese alla stampa da parte degli organizzatori dell’evento romano, i quali avrebbero detto che il concerto di Taranto gode dello sponsor di Puglia Sound. Il comitato precisa che seppur siano pervenute proposte, il concerto non è sponsorizzato da nessuno, in quanto gli stessi vogliono sentirsi liberi una volta saliti sul palco, di esprimere la propria opinione. Se proprio bisogna parlare di sponsor, ce n’è uno solo, e quello è la città di Taranto. Quest’anno tra mille difficoltà, l’evento ci sarà ancora una volta, tra gli ospiti importanti personalità che racconteranno la loro storia, la loro lotta. Tra questi Raffaella Ottaviano, che durante il dibattito il cui inizio è previsto alle ore 9.00, racconterà la sua vittoria contro la camorra. Si aprirà dunque il dibattito concentrandosi sull’aspetto di legalità, quella legalità che ha reso l’illegalità a norma di legge. Interverranno anche Don Palmiro Prisutto, un parroco da sempre in prima linea nella lotta contro l’inquinamento nel ‘triangolo della morte’ in Sicilia; la professoressa Albina Colella docente della facoltà di geologia dell’Università della Basilicata; Renato Accorinti sindaco di Messina senza il sostegno di partiti politici. L’invito dei liberi e pensanti è stato anche rivolto al Procuratore di Taranto Franco Sebastio, al Ministro dell’Ambiente Luca Galletti che ha risposto declinando l’invito, e al Premier Matteo Renzi. E a proposito di quest’ultimo i liberi e pensanti annunciano che insisteranno molto sui social: il 1° maggio si celebrerà l’apertura di Expo Milano, un evento (la cui vicenda sarà a cura della giornalista Valentina Petrini) che da risorsa per questo paese si è trasformato in sperpero e bacino di illegalità. La richiesta provocatoria del comitato al premier, sarà quella di rinunciare all’Expo per venire a Taranto a fornire risposte.
E ancora un’altra precisazione del comitato, che difende a testa alta la propria identità ed il proprio lavoro. Agli stessi è pervenuta richiesta, da parte degli organizzatori di Roma, per una sorta di gemellaggio relativo all’evento. Riondino spiega di aver piacevolmente declinato l’invito poiché la manifestazione romana (contro la quale – precisa – non ha nulla) è organizzata da sindacati che a suo dire, di sindacale non hanno nulla. Gli stessi sindacati che non si pronunciano in merito alla questione Tempa Rossa che a Taranto sta prendendo piede. Allora ecco alcune domande che bisogna porre ai sindacati: che ne sarà del porto di Taranto? Cosa si sentono di dire in merito a Tempa Rossa? Cosa spaventa di più, una verità sotto gli occhi di tutti, oppure denaro mirato a comprare pubblicità per rassicurare? E proprio a proposito di questo, si vuole sempre di più precisare che l’evento è totalmente autofinanziato, realizzato grazie alle forze del comitato, e alla volontà di quei pochi che contribuiscono con un contributo volontario o con l’acquisto del vino ‘libero e pensante’ o le magliette; questo per dare un segnale forte alla città, ovvero che si possono realizzare grandi cose anche senza i soldi dell’Ilva o delle aziende che comprano informazione e persone affinché queste disegnino un mondo perfetto che in realtà poi è il disastro che viviamo giorno dopo giorno.
E lo racconteranno, lo racconterà il comitato, lo racconterà Marco Travaglio, direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’, che salirà sul palco alle 14.00 per ripercorrere la storia infinita dei decreti Salva-Ilva; lo racconteranno i ‘No Mous’, i ‘No Carbone’; le mamme della Terra dei Fuochi; alcuni ex lavoratori della ThyssenKrupp; lo racconterà il giornalista di La7 Gaetano Pecoraro insieme al pastore Giovanni Grieco, che a causa delle trivelle in Lucania ha perso tutto, un po’ come il nostro Vincenzo Fornaro; e tantissimi altri come l’associazione antimafia e antiracket di Brindisi; Giampaolo Cassese; l’ABFO e la dottoressa Francesca Russo del reparto di Oncologia dell’ospedale ‘G. Moscati’.
Anche quest’anno sul palco ci sarà un’interprete LIS, che tradurrà tutto ciò che verrà detto nel linguaggio dei segni, questo grazie alla collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi. Ci sarà anche un’area adibita per i diversamente abili.
Tutto questo è il frutto di un lavoro condotto 365 giorni no stop dal comitato. Un comitato che quest’anno ha avuto pochissimo aiuto. A tal proposito gli stessi si sentono di ringraziare quanti hanno contribuito, tra hotel, B&B e ristoranti per ospitare gli artisti. “A Taranto non c’è aiuto – dice un membro del comitato – questa è una grande sconfitta per chi come noi, cerca di far rinascere questa città”.
Quotidiano TarantoOggi 28 aprile 2015