Il problema legato alla carenza di personale medico nel Sistema di Emergenza-Urgenza 118 è ormai sempre più grave in tutte le ASL della Puglia. Le postazioni di soccorso, in molte province, risultano sguarnite e la presenza del medico a bordo delle ambulanze è diventata un’eccezione anziché la regola, con pesanti conseguenze sulla sicurezza dei cittadini e sull’efficacia dei soccorsi.
È in questo contesto che si inserisce l’intervento del Responsabile del Dipartimento regionale Sanità dell’UDC Puglia, Emiliano Messina, che lancia l’allarme e propone soluzioni concrete per affrontare un’emergenza che rischia di sfuggire di mano.
«In Puglia – spiega Messina – le piante organiche di ciascun Sistema 118 provinciale prevedono circa 500 medici, ma allo stato attuale ne manca almeno il 50% in ogni singola struttura».
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Un dato, secondo il dirigente dell’UDC, che non può più essere ignorato. «Si tratta di una situazione estremamente preoccupante – sottolinea – ma la Regione Puglia continua a non fornire risposte concrete al problema».
La carenza di personale sanitario, soprattutto di medici a bordo delle ambulanze, rischia di mettere in ginocchio il servizio. Per Messina serve una svolta immediata e coraggiosa: «Certo, non è semplice reperire tutti i medici necessari – ammette – ma è altrettanto vero che bisogna cambiare rotta, magari incentivando il reclutamento attraverso l’incremento della retribuzione base e l’introduzione di indennità economiche specifiche, oggi non previste per i medici del 118. Parliamo di strumenti dovuti, considerando i rischi particolarmente gravosi che il personale del 118 si assume quotidianamente».
Il responsabile sanità dell’UDC boccia senza mezzi termini la proposta della Regione di richiamare in servizio, su base volontaria, i medici in pensione: «Non è una soluzione percorribile – afferma Messina – perché non si tiene conto che i medici in quiescenza hanno un’età compresa tra i 67 e i 70 anni. Per correre da una parte all’altra della provincia ed effettuare interventi complessi, spesso in condizioni estreme, su una spiaggia o nei pressi di un incendio, serve una resistenza fisica che non si può più pretendere a quell’età».
Secondo Messina, la strada più logica sarebbe invece quella di riconoscere ai medici del 118 lo stesso inquadramento contrattuale previsto per la dirigenza medica. Il medico a bordo dell’ambulanza non rappresenta solo un presidio sanitario, ma anche un deterrente contro situazioni di tensione. «La presenza del medico – evidenzia Messina – può prevenire reazioni violente da parte dei familiari dei pazienti, già provati e coinvolti dalle circostanze, che pretendono risposte immediate per i propri cari».
Inoltre, conclude Messina, il medico a bordo può evitare il trasporto in ospedale nei casi non necessari, contribuendo a ridurre il sovraffollamento dei Pronto Soccorso: «Garantire cure tempestive sul posto significa anche alleggerire la pressione sulle strutture ospedaliere, oggi già al limite». Per questo, il Responsabile del Dipartimento regionale Sanità dell’UDC Puglia rivolge un appello alle istituzioni: «Il mio invito agli organi regionali competenti è quello di individuare percorsi concreti per rendere attrattive le postazioni del 118 per il personale medico, coinvolgendo, se necessario, anche il governo centrale attraverso contratti dedicati».
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