E’’ indubbio che il neo primo cittadino dovrà affrontare situazioni complicate: Taranto è una città complessa, socio-economicamente degradata e l’arrivo di diverse centinaia di milioni di euro sul territorio non garantiscono un futuro migliore se gestiti in modo poco oculato
Non c’è dubbio che Piero Bitetti, neo eletto alla carica di sindaco, dovrà amare incondizionatamente e gestire bene la sua città. Altrimenti, le sfide che lo attendono diventeranno maledettamente più complicate di quanto già lo siano.
A prescindere da una quasi metà di Taranto rimasta a casa nel doppio turno elettorale, Bitetti non potrà fare a meno di ascoltare tutti ma proprio tutti. Anche gli avversari politici. Soprattutto gli sfiduciati che alle urne non si sono recati. Perchè, va detto senza problemi, la città negli ultimi anni ha accumulato ulteriori ritardi rispetto alle richieste di una società intorno che si muoveva in ogni caso nonostante difficoltà oggettive. E allora, pensare a una Taranto più moderna, più efficiente, in grado di frenare l’emorragia dei tanti che scappano via, è d’obbligo. E non c’è programma politico che tenga. Perchè le classifiche sulla qualità della vita parlano chiaro, vengono percepite giorno dopo giorno da chi in questa città ci vive e magari prova a respingere il senso di negatività che spesso anzi spessissimo prevale.
In tanti hanno lanciato al neo sindaco ricette e suggerimenti per “salvare Taranto”. Ma davvero ce n’è bisogno? I problemi sono chiari, evidenti, conosciuti: saprà Bitetti affrontarli con il giusto piglio e, soprattutto, scovare soluzioni?
Nessuno ha la bacchetta magica, s’intende. Nè tantomeno Bitetti potrà rivoltare come un calzino una città inguaiata come Taranto. Ci sono problemi che prescindono dalla volontà di un sindaco (leggasi l’angosciante vicenda ex Ilva). Così come esistono progetti varati anzitempo e su cui difficilmente può imporsi lo stop (leggasi dissalatore), specie perchè gli intrecci con le volontà politiche sovraistituzionali e anche di partiti a Bitetti vicini sono paletti ben piantati: opporsi è pratica quasi impossibile, diciamola tutta.
Ma è indubbio che pensare a una barriera a difesa dell’ambiente e del territorio non è sbagliato, visto e considerato che questo lembo di terra è sottoposto ad aggressioni industriali talvolta mascherate da scelte di energia pulita. Pensiamo alle continue richieste di impianti eolici e fotovoltaici (pensate alle aree della Salina Grande e persino in Mar Piccolo), ma anche all’impianto di recupero fanghi nocivi nell’area ex yard-Belleli o alla discarica di rifiuti inerti nei dintorni del quartiere Paolo VI. E, magari, costruire questa barriera assieme ad altre amministrazioni comunali coinvolte in progetti falsamente green. Come Manduria, dove nelle terre del Primitivo potrebbero atterrare pannelli fotovoltaici a go go. E, sempre nei paraggi, addirittura impianti di ricerca idrocarburi in mare (ma qualcuno sussurra anche di pale eoliche offshore). Oppure come a Lizzano e nei paesi limitrofi, in cui si tenta di riaprire la discarica ex Vergine che tanta sofferenza, negli anni passati, ha provocato in quelle comunità. Ecco, magari Bitetti – visto e considerato che nella sua coalizione è presente una componente ambientalista – potrebbe farsi promotore di un’alleanza fra Comuni per respingere l’assalto di società fameliche.
Naturalmente, senza dimenticare le vicende interne – sempre in tema ambientale – e che potrebbero rendere la vita assai difficile al neo sindaco. Pensiamo alla nave rigassificatrice in porto, che ne sancirebbe la fine definitiva di un già logorato traffico commerciale. Certo, la nomina di Gugliotti alla presidenza dell’Autorità portuale ha un solo significato politico: agevolare le scelte del Governo, che a Taranto vuol piazzare la nave con la scusa di fornire gas all’ex Ilva. Un gigante che scricchiola giorno dopo giorno, che resta il simbolo dell’incapacità dei tanti governi di giungere a una soluzione e, soprattutto, il continuo sacrificio di una città sull’altare del profitto.
A proposito di area portuale. Non dimentichiamo che il “re dei rifiuti”, l’imprenditore massafrese Albanese, è il proponente di un impianto di recupero fanghi nocivi nell’area ex yard-Belleli. E qui c’è da chiedersi: dopo aver provocato la fuga del gruppo Ferretti, che fine ha fatto l’interesse di Cantieri Puglia (altro gruppo di impiantistica nautica) manifestato pochi mesi fa? Riuscità in qualche modo Bitetti, se nelle sue possibilità, ad evitare questo ennesimo scempio?
I dossier sono tanti, è vero. Ad esempio, il nuovo PUG: risponde, quello elaborato dalla vecchia amministrazione, alle idee della nuova maggioranza? Perchè il nuovo Piano Urbanistico Generale è la “madre” di tutte le future scelte sulla città. E stessa cosa dicasi, a cascata, di tutte le progettazioni in fase di varo costituite da Melucci&Co. Il problema serio è capire – ma Bitetti conosce e a Palazzo di città è di casa – se le scelte del suo predecessore possono essere valutate positivamente oppure riviste (a tal proposito un’occhiatina alle BRT andrebbe fatta…). Per non parlare di gestione delle società partecipate e quindi della ricaduta sui cittadini (pensate alle scelleratezze compiute sulla raccolta differenziata, quindi di una TARI che aumenta vertiginosamente anno dopo anno).
Potremmo continuare. Parlando di Cultura e di Sport e di Città vecchia (basta con Isola Madre, per favore!) e di Palazzo degli Uffici (il simbolo più alto del degrado urbano) e di un maggior controllo del territorio, per esempio. Oppure dei rapporti che Bitetti e la sua coalizione (che dovrà restare coesa, altrimenti tutti i discorsi vanno a farsi fottere…) dovranno instaurare con i vertici regionali e nazionali. Ma soprattutto – e qui c’è forse l’impegno più arduo – il neo sindaco non potrà fare a meno di ricostruire una comunità sfaldata da troppo troppo tempo. Ascoltando i cittadini, parlando con essi senza pregiudizi, persino colloquiare con le opposizioni in Consiglio comunale. E addirittura chiedere alle forze imprenditoriali di essere meno famelici e più responsabili socialmente.
Taranto ha bisogno di riappropriarsi della sua identità. Qui non si tratta di opporsi ai baresi o ai leccesi o al governo di Roma. Qui si tratta di difendere in ogni dove la città di Taranto. Soltanto così il sindaco Bitetti non sarà solo. Soltanto così Bitetti sarà il sindaco di tutti i tarantini.
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