«Usate la vostra testa e la vostra libertà e diffidate di chi invita a non andare a votare» perché il voto «deve tornare ad essere non per qualcuno ma per qualcosa».
È stato questo l’invito pressante che Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non si è stancato di ripetere ai lavoratori. Lo ha fatto con quelli della Vestas, riuniti nell’aula 60 dello stabilimento, lo ha ripetuto un paio di ore dopo ai dipendenti dello stabilimento Leonardo Aerostrutture di Grottaglie. Si è dipanata così la giornata tarantina del segretario generale della Cgil impegnato in Puglia in un tour per promuovere ma soprattutto spiegare i cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno e il motivo per il quale a tutti e cinque va votato “sì”. Tour proseguito subito dopo nello stabilimento Natuzzi di Laterza.
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Accompagnato dal segretario generale della Cgil Taranto, Giovanni D’Arcangelo, e dal segretario generale della Fiom-Cgil di Taranto, Francesco Brigati, (all’incontro con i lavoratori Leonardo era presente anche la segretaria regionale Cgil Puglia, Gigia Bucci), Landini ha ribadito a più riprese che il lavoro non può essere precario, non può essere sottopagato, non può essere motivo per cui si rischia di morire».
Certo, c’è da combattere con il fatto che intorno ai cinque quesiti referendari c’è poca informazione da parte, soprattutto, dei media nazionali ma, ha sottolineato Landini poco prima che avesse inizio l’assemblea in Leonardo, «credo che la partecipazione stia crescendo. Siamo in giro per assemblee, comizi, televisioni proprio per dare piena informazione. E man mano che le persone conoscono le ragioni di questo referendum sta anche aumentando la gente che va a votare. Perchè – ha sottolineato con forza Landini – questo è un voto che punta a dare più diritti alle persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. Ripeto – ha aggiunto subito dopo il segretario generale Cgil -, questo non è un voto per questo o quel partito, per questo o quel governo ma costituisce il momento in cui va dato un segnale in cui la maggioranza del Paese e, in particolare, del mondo del lavoro, chiede di cambiare le politiche e le scelte che in questi ultimi vent’anni sono state fatte e stanno danneggiando soprattutto le nuove generazioni».
Insomma, al referendum occorre andare a votare per dire sia al Governo che all’opposizione «che le politiche sul lavoro fin qui fatte sono sbagliate e vanno cambiate.
Capitolo Giorgia Meloni (la premier ha dichiarato che andrà a votare ma non ritirerà le schede). E qui Landini si toglie un sassolino dalla scarpa. «Ritengo – ha detto – che sia un atto irresponsabile. Uno che dice che va al seggio per non votare è come uno che dice che va Palazzo Chigi per non governare. O uno che dice che va al supermercato per non fare la spesa. Chi vuole prendere in giro?. Vuol dire che non hanno il coraggio di dire di sì o di no e uno che oggi ha quell’atteggiamento, e di fatto dice alla gente di non andare a votare, vuol dire che non vuole cambiare assolutamente nulla. Vuol dire che vuole lasciare la precarietà e il sistema di appalti e di subappalti che stanno portando alla morte e agli infortuni dei lavoratori, oltre a un abbattimento dei diritti. Vuol dire che non vuole estendere le tutele anche alle nuove generazioni sui licenziamenti e che non vuole estendere la cittadinanza».
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