Se qualcuno pensa che la Taranto dei prossimi dieci anni sarà identica a quella attuale, si sbaglia di grosso. Noi ci candidiamo a guidare con determinazione una transizione coraggiosa e irreversibile, che ci porterà fuori dalla dipendenza da una monocultura industriale incentrata sull’acciaio, verso un nuovo modello di sviluppo basato sulla diversificazione, sull’innovazione sostenibile e sul rispetto del territorio.
Sappiamo bene che la transizione richiede tempo, e lo diciamo con la serietà di chi non intende illudere i cittadini con promesse irrealizzabili. Ma il tempo non può e non deve diventare un alibi per restare immobili. Ogni giorno perso è un giorno sottratto al futuro di Taranto.
Il diritto alla salute non è negoziabile. Lo ribadiamo con forza: il Comune di Taranto sarà in prima linea, utilizzando ogni strumento previsto dalla legge, per difendere la salute pubblica e l’ambiente. La tutela del territorio non sarà più una subordinata. Interverremo con rigore, anche nel riesame dell’AIA, affinché le prescrizioni ambientali riflettano subito e concretamente l’urgenza di questo cambiamento.
Allo stesso modo, non possiamo ignorare i diritti dei lavoratori. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose, come sancito dall’articolo 31 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. È nostro dovere garantire che la transizione industriale non avvenga a scapito della sicurezza e del benessere dei lavoratori.
Non sacrificheremo mai i diritti dei tarantini sull’altare di una produzione “a ogni costo”. Questo approccio, che ha segnato dolorosamente la storia della città, per noi è chiuso per sempre. Taranto merita un futuro pulito, giusto e finalmente libero da ricatti ambientali e occupazionali.