Forse non tutti sanno che Taranto conserva importanti legami con alcuni personaggi celebri della Francia Napoleonica. Ad esempio uno degli scrittori più famosi di questo periodo storico, Pierre Ambroise François Choderlos de Laclos, l’autore de Le relazioni pericolose (tit. orig. Les liaisons dangereuses), uno dei romanzi simbolo del XVIII secolo, fu sepolto sull’isola di San Paolo. Napoleone nel 1803, quando era ancora soltanto console, inviò questo suo generale di stanza a Taranto e lo pose al comando della Riserva di Artiglieria dell’Armata d’Italia, affidandogli anche il compito di continuare le fortificazioni sulla costa e sulle prospicienti isole Cheradi già iniziate nel 1801. La città pugliese doveva infatti essere l’avamposto nel Mediterraneo contro la flotta inglese.
Il generale appena giunto in città si mise subito all’opera nonostante la sua salute fosse minata dalla Malaria. Pur avendo quasi terminato tutti i lavori il 5 settembre, dopo oltre 54 giorni febbri altissime, morì nel convento di San Francesco e le sue spoglie furono sepolte nell’isola di San Paolo, la più piccola delle Cheradi, dove sorge tutt’oggi il forte francese denominato Forte Laclos in virtù di questa celebre sepoltura. Tuttavia i tarantini non ebbero mai rapporti distesi con l’esercito occupante infatti, quando la stella di Napoleone si spense e l’armata d’Italia andò in rotta sulla scorta della disfatta di Waterloo, rimossero tutti i simboli dell’occupazione dei “cugini” arrivando a distruggere anche la tomba di Choderlos de Laclos e a gettare le sue spoglie in mare. Un gesto non certo nobilissimo che ha portato la leggenda nefasta del fantasma del generale francese che nelle notti di tempesta apparirebbe alle imbarcazioni di pescatori in transito all’isola di San Paolo tanto che, i più superstiziosi tra di loro, si rifiutano di navigare da quelle parti.
L’attenzione particolare di Napoleone per questa città strategica fu chiaro a tutti quando istituì il titolo di Duca di Taranto e, in uno dei suoi celebri colpi di mano che lo resero famoso non solo come condottiero ma anche come uno dei più temibili giocatori di carte del suo tempo (Napoleone fu un promotore della diffusione del vingt-un in Europa), decise di assegnare la carica ad Étienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald. Questo generale di origini scozzesi che si distinse nella campagna d’Italia era nella cerchia dei fedelissimi di Napoleone. MacDonald per il generalissimo nella Penisola ottenne vittorie decisive come quella di Civita Castellana del 5 settembre del 1798, dove con solo 8000 uomini sbaragliò l’intero esercito borbonico forte di 40000 uomini, o come la decisiva vittoria nella battaglia di Modena del 12 giugno dello stesso anno dove mise in rotta l’esercito austriaco.
MacDonald assecondò Napoleone anche nel colpo di stato del 9 novembre del 1799, una mossa che servì a fruttargli in seguito incarichi importanti come la nomina a ministro plenipotenziario della Danimarca, posizione che trattenne fino al 1803. MacDonald iniziò a diventare “scomodo” dopo il 15 febbraio del 1804. La data coincide con l’arresto di Jean Victor Marie Moreau, un generale rivale di Napoleone che partecipò alla congiura contro il primo console del 1802 e che MacDonald difese strenuamente non approvando la deriva assolutistica di Napoleone. Messo da parte, dopo alcuni anni nell’ombra, MacDonald riuscì a riemergere e si distinse nuovamente sul campo di battaglia partecipando coraggiosamente alla battaglia di Wagram del 6 luglio del 1809 dove si guadagnò il titolo di Maresciallo dell’impero. Riconoscendone i meriti Napoleone lo seppe premiare con il neonato titolo di Duca di Taranto che comprendeva anche Ceglie Messapica, Grottaglie, Ostuni, Carovigno, Leporano, San Vito dei Normanni, Oria, Sava e Francavilla Fontana. Il titolo si estinse nel 1912 con la morte del terzo duca di Taranto, Fergus Mac Donald, nipote del capostipite della dinastia e figlio di Alexandre MacDonald, uomo politico francese ciambellano dell’imperatore Napoleone III.
Sul periodo dell’occupazione francese resta estremamente interessante il rapporto dell’ufficiale del genio Auguste-Firmin Chabrier, incaricato dal generale Nicolas-Jean di stilare un dossier sulla città pugliese. Nella “Description Succinte de Tarente Antique et Moderne pour servir à la carte topographique de la Ville et des environs de Tarente“, oltre ad alcuni accenni sulle origini mitologiche della città, vengono riportati alcuni problemi di “gestione” cittadina come gli atavici problemi della dispersione del flusso dell’acquedotto o gli screzi con la popolazione locale rivoltosa mentre si riscontrano non pochi cenni positivi sulla bellezza del territorio e la vivibilità della città.