ArcelorMittal azzera l’indotto locale per favorire una società di servizi da loro stessa controllata, la Alliance Green Services. Contro gli accordi stipulati e contro tutti i proclami, che qualche mese fa hanno narcotizzato le istituzioni locali, ArcelorMittal persegue il suo progetto di azzeramento delle aziende dell’indotto nonostante il sindacato USB abbia lavorato sino ad oggi per migliorare le condizioni dei lavoratori delle aziende del territorio. “Con diversi soggetti interessati – dichiara Francesco Rizzo – avevamo messo in campo ragionamenti volti a sostituire il contratto multiservizi, adottato dalle aziende in appalto per inquadrare i lavoratori, con il contratto metalmeccanico. Gli impegni discussi avrebbero favorito l’inserimento del contratto metalmenccanico contestualmente al rinnovo del contratto di appalto. E’, questo, un discorso che mirava all’uniformità dei contratti perché il nostro obiettivo era, ed è ancora oggi, l’esclusione dei contratti che puntano ad ottenere un risparmio da parte dei gestori del siderurgico ma che di conseguenza portano a comprimere i diritti dei lavoratori”.
Cosa comporta tutto ciò? Nelle ultime settimane circa 700 famiglie, i cui introiti dipendono dai rapporti di lavoro con le aziende dell’indotto, sono state interessate da procedure di licenziamento collettivo. Possiamo definire tutto ciò la “mattanza degli operai dell’indotto”. “Per il sindacato USB, così come è sempre stato, – prosegue il coordinatore provinciale dell’USB Taranto – tutti i lavoratori sono uguali, a prescindere da chi sia il loro datore di lavoro. Tutti hanno diritto ad eguali tutele ma purtroppo per la scellerata politica portata avanti da ArdelorMittal sono proprio i lavoratori dell’appalto, specialmente in questo momento critico per la fabbrica, a subirne le conseguenze peggiori, cioè rimanere immediatamente senza lavoro”.
Riteniamo positivo l’intervento dell’onorevole Turco secondo il quale c’è necessità di istituire un provvedimento di legge che tuteli le imprese dell’indotto e per rendere effettiva una clausola sociale nel Codice degli Appalti che preveda l’assegnazione nelle aree di crisi complessa una determinata percentuale degli appalti pubblici e privati alle aziende locali residenti sul territorio. Riteniamo, però, che la misura congrua sia l’80% al fine di tutelare seriamente piccole e medie imprese del territorio.
Questo atteggiamento sembra una reazione scomposta che risponde alla condanna che i gestori hanno subito dalla sezione Lavoro del Tribunale di Taranto a seguito della denuncia del sindacato USB per il loro comportamento anti sindacale. ArcelorMittal invece di attuare una sentenza emessa da un Giudice in virtù di una Legge inasprisce i rapporti col territorio, tutto il contrario di quanto proclamato a settembre dell’anno scorso, l’opposto di quanto messo nero su bianco nell’accordo di 10 mesi fa presso il Ministero. Del resto perché rispettare una sentenza di Legge se già la Legge non si rispetta grazie allo scudo penale e se questo vacilla per le pressioni politiche si puntano i piedi affinché si possa continuare a lavorare con l’immunità penale? Violare le norme ambientali e quelle sulla sicurezza è già realtà grazie allo scudo penale, ArcelorMittal, a Taranto, vuole continuare a violare ogni diritto in favore del suo bulimico profitto.
Per il 16 agosto l’USB ha proclamato uno sciopero di 24 ore a seguito dei premi elargiti in busta paga da parte dell’azienda a determinati soggetti che hanno assicurato la presenza durante i giorni di sciopero indetti per la tragica morte del collega Cosimo Massaro. In allegato il comunicato