Il Gas e l’importanza per l’Italia
La realizzazione della TAP continua a suscitare molte polemiche. Il premier Conte ha confermato il suo completamento e gli impegni internazionali presi al fine della creazione dell’ultima parte del progetto del gasdotto. Tale dichiarazione ha rafforzato quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel suo viaggio prima dell’estate in Azerbaigian, aveva ribadito al premier Ilham Aliyev l’impegno dell’Italia di realizzare i lavori conclusivi della parte meridionale del progetto TAP.
I cantieri sono per ora fermi anche se a Brindisi è attraccata la nave predisposta agli scavi in mare. Le tubazioni sono ormai presenti e pronte per essere poggiate. Le proteste per impedire la realizzazione della TAP sono momentaneamente in standby, anche se il cantiere rimane completamente blindato.
Ma perché la TAP sta dividendo l’Italia? Quali sono gli impegni presi al livello internazionale e le difficoltà della sua realizzazione? Qual è l’effettiva importanza di quest’opera?
Di seguito andremo ad analizzare alcuni aspetti che hanno suscitato moltissime discussioni.
La situazione Gas in Italia: una realtà necessaria
La richiesta di gas naturale in l’Italia è in continuo aumento. Ad oggi, il consumo annuale si aggira intorno ai 75 miliardi di metri cubi, che si incrementeranno negli anni. Il principale fornitore nazionale è Eni (https://luce-gas.it/fornitori/eni). Ma la fornitura interna non è sufficiente a compensare la richiesta e viene affiancata quindi dall’acquisto di gas proveniente da altri paesi. La situazione appare abbastanza fragile, dato che dalle ultime stime si considera che l’Italia è dipendente per l’80% dal gas di importazione. Paesi come la Russia, Algeria, Libia, Olanda e Norvegia sono i nostri maggiori fornitori.
I principali mezzi di approvvigionamento sono una rete di gasdotti. Il più importante è il TAG, Trans Austria Gas, che trasporta il gas della Russia in Austria e in Italia. A questo si affiancano il TRANSITGAS proveniente dall’Europa del nord, TTPC proveniente dalla Tunisia e il GREENSTREAM invece dalla Libia. Al fine di diversificare la fornitura, si colloca l’adesione da parte dell’Italia al progetto TAP.
L’idea del TAP
Il TAP è l’acronimo per definire il Trans Adriatic Pipeline, gasdotto che è inglobato in una serie di progetti realizzati dall’Unione Europea al fine di rendere più equilibrata la fornitura di gas naturale e quindi diversificarla. Fa parte quindi del SGC, ovvero il Southern Gas Corridor.
Il progetto è solo una parte di una realtà molto più estesa e che coinvolge numerosi paesi per lo sfruttamento dei giacimenti di Sah Deniz sul Mar Caspio. Gli interessi intorno a tale progetto sono enormi. Non solo riguardano l’approvvigionamento del gas naturale, ma anche un cambiamento sostanziale nell’ambito della realtà internazionale.
Il TAP è forse una delle opere di maggiore complessità. La fornitura di gas avverrà attraverso tre grandi gasdotti: il South Caucasus Pipelin, il Tran Anatolian Pipelin e infine il Trans Adriatic Pipeline transitando per la Grecia, l’Albania e l’Italia. Quest’ultimo sarà lungo circa 878 chilometri di cui 105 sotto l’Adriatico e 8 chilometri sul territorio italiano. Sarà collegato attraverso un terminal che dovrà essere collocato su dodici ettari nella zona di Melendugno alla rete Snam.
La realizzazione dovrebbe avvenire per il 2020, ma la situazione sembra abbastanza complessa, dato che per tutto il tragitto sono moltissime le opere che devono essere fatte. Tuttavia, il gasdotto viene considerato ormai pronto quasi all’80%. I principali lavori sono stati svolti dalla Grecia e in Albania dove si sta lavorando a pieno ritmo per la realizzazione delle varie strutture.
Lo stato dei lavori del TAP in Italia e le problematiche di realizzazione
La zona scelta per la realizzazione del progetto in Italia è Melendugno, caratterizzata per essere un luogo di attrazione turistica e anche di una certa importanza agricola, oltre che per la presenza di vincoli paesaggistici. I lavori ad oggi sembrano fermi, anche se il pozzo in cui dovranno essere calati i tubi provenienti dal mare è stato completato ad agosto. Deve essere ancora concluso il terminal che sorgerà su dodici ettari nella zona circostante il pozzo; devono essere posati i tubi a 15 metri sotto il livello della spiaggia e quelli a 20 metri sotto il mare, che si congiungeranno con i 105 chilometri di tubazione dell’Adriatico.
Le proteste sono molte, con l’apertura di indagini da parte della magistratura. Al contempo anche gli impegni internazionali presi dall’Italia nei confronti dei sette paesi e delle aziende che stanno partecipando alla costruzione contribuiscono a rendere problematica la situazione.
A fine estate è stata preannunciata la ripresa dei lavori. Ma dopo tale annuncio il cantiere è rimasto blindato e inattivo, suscitando preoccupazioni nell’ambito internazionale.
Gli impegni internazionali: cosa influenza la realizzazione del TAP?
Il TAP è stato definito come un’infrastruttura strategica per diversificare le fonti energetiche. Per tale motivo l’Italia si è impegnata con gli altri paesi alla sua realizzazione. Il fine è quello di fornire un’alternativa alla preponderante presenza di gas naturale proveniente dalla Russia.
Nello scacchiere internazionale, l’introduzione quindi di questo nuovo gasdotto determinerà un miglioramento nelle forniture della materia prima, riducendo la dipendenza dalla Russia. L’Europa infatti è molto legata all’approvvigionamento del gas proveniente dall’est: un elemento molto utile a questi paesi per approfittare di vantaggi commerciali. Questo negli anni ha portato a un costo del prodotto maggiore rispetto ad altri paesi, come per esempio l’USA.
L’influenza americana sembra essere molto determinante e il TAP ha creato la possibilità di nuove prospettive grazie alla tipologia di infrastruttura che verrà realizzata. Il progetto prevede quindi una collaborazione con sette paesi con un investimento pari a 50 miliardi grazie a un consorzio internazionale in cui l’Italia contribuisce al 20% attraverso la Snam. In esso sono presenti anche la BP e la società spagnola Enagas.
Per questo le manifestazioni avvenute negli ultimi tempi in Puglia e i contrasti politici hanno suscitato un interesse non solo a livello nazionale, ma internazionale. Non vi è solo un investimento economico, ma anche una serie di impegni presi con premier come il presidente degli Stati Uniti e il leader degli altri paesi interni al progetto.
Perché il TAP divide l’Italia?
I dubbi e le contraddizioni che hanno portato numerose critiche e proteste in tutto il paese per la realizzazione del TAP sono differenti. Dalle accuse politiche a quelle della scelta della collocazione del gasdotto, all’effettiva importanza della sua realizzazione. Anche se è stato autorizzato nel 2014 il progetto TAP ha subito continui interruzioni e discussioni su diversi punti:
- la collocazione del TAP: per molti la scelta di far sbarcare il gasdotto in Puglia nella zona di Melendugno è stata una valutazione sconsiderata. Non si è accettata la relazione del ministero dell’Ambiente secondo la quale lo sbarco della TAP in quella zona ridurrebbe nettamente l’impatto ambientale rispetto ad altre aree. Per alcuni esistono in Italia altre zone sull’Adriatico che prevedono infrastrutture idonee ad accoglierlo. Se le necessità internazionali obbligano l’Italia a dover per forza far arrivare il gas in Puglia, vi sono realtà industriali come Brindisi che potrebbero essere più adatte;
- l’impatto ambientale: inevitabile è l’impatto ambientale che avrà la realizzazione del gasdotto sulle spiagge di Melendugno e sulla fauna marina. Il Salento fonda gran parte della sua attività sull’agricoltura e il turismo. La costruzione del TAP minaccia di influenzarne moltissimo l’andamento nei luoghi che saranno sottoposti al suo transito;
- responsabilità politica: i contrasti si sono avuti anche nell’ambito politico, dato che all’interno del Governo nascono dei dissidi sulla sincerità delle promesse elettorali. Infatti, il Movimento Cinque Stelle aveva acquisito in Puglia un ampio numero di voti con la promessa di non permettere la realizzazione del TAP. Se da un lato vi è un’opposizione molto determinata da parte del ministro del Mezzogiorno e del sindaco di Melendugno, dall’altro il premier Conte sembra molto aperto alla possibilità di alternative;
- la percentuale di fornitura: infine molte critiche che hanno destato dubbi sulla realizzazione del progetto riguardano la capacità di fornitura. Si parla infatti di un approvvigionamento pari a 10 miliardi di metri cubi di gas, che potranno essere aumentati fino a 20 miliardi. Un valore che corrisponde al 13% del fabbisogno di gas della nostra nazione. Il restante 70% della fornitura rimarrà sempre collegata agli altri gasdotti e principalmente a quello russo. Per un’opera del genere si prevedeva una fornitura un po’ più elevata.