Si sta parlando tanto in questi giorni del Pubblico Ministero, protagonista indiscusso dell’importantissima svolta che riguarda il processo per la morte di Stefano Cucchi. Si chiama Giovanni Musarò, giovane magistrato, in magistratura dal 2002, salentino, originario di Squinzano, un paese della provincia di Lecce.
E’ proprio lui infatti che ha riaperto il caso Cucchi e che, di recente, ha avviato una inchiesta contro ignoti, in base alle dichiarazioni rese dal carabiniere brindisino Francesco Tedesco in cui afferma di aver assistito a scene di violenza da parte dei suoi colleghi Di Bernardo e D’Alessandro con i quali è co-imputato nel processo per omicidio preterintenzionale, nei confronti di Stefano Cucchi.
E’ il PM la cui tenacia, ha permesso di arrivare a questa importante svolta che chiama in causa nuovi carabinieri finiti sotto indagine per falso ideologico e soppressione di documento pubblico.
Giovanni Musarò ha sempre sostenuto la tesi del pestaggio ai danni di Stefano Cucchi. Pestaggio, una circostanza che ha segnato molto il giovane PM durante la sua carriera dedicata al contrasto della criminalità organizzata.
Una delle sue inchieste più importanti, l’inchiesta “Crimine”, è servita a dimostrare come la ‘ndrangheta non sia un insieme di piccole cosche dislocate sul territorio e ‘indipendenti’, ma come le stesse facciano capo ad un’unica grande organizzazione mafiosa. Musarò è stato protagonista negli anni, di inchieste che hanno portato a numerose condanne e sequestri. Un metodo il suo, successivamente ripreso da altre procure.
Giovane e tenace magistrato. Sempre in prima linea contro la mafia. Lo stesso infatti, mentre prestava servizio presso la Procura di Reggio Calabria, durante un interrogatorio presso la casa circondariale di Viterbo, fu vittima di un violentissimo pestaggio da parte di un boss della ‘ndrangheta.
Aggressione per la quale Musarò fu audito in commissione antimafia. «Ho pensato: mi sta ammazzando. Sono stati secondi infernali, un’esperienza che non auguro a nessuno – ha raccontato il pm – mi avrà dato una cinquantina di pugni e sessanta calci. Mi ha massacrato, ho avuto paura».