Lunedì, infatti, il tavolo tecnico fra le parti sociali, convocato dal Ministro Di Maio al MISE per la presentazione della proposta dei miglioramenti sul piano ambientale e occupazionale da parte di Mittal, non pare abbia fatto registrare passi in avanti, nonostante la presenza dei rappresentanti delle sessantadue sigle interessate, tra cui Arcelor Mittal, oltre a Enti locali e ad associazioni ambientali e di cittadini. O, anzi, paventano dal partito “forse proprio a causa della moltitudine di intelocutori chiamati a esprimersi”.
“C’è un momento per l’ascolto delle proposte di tutti i referenti e un momento per prendere le decisioni che spetta alle Istituzioni. Oggi, per quanto mi riguarda, abbiamo perso tempo, un tempo che, peraltro, su Ilva, non abbiamo, visto che, se entro il 30 settembre non risolviamo il problema, i miei concittadini saranno senza stipendio”. Così il tarantino Gianni Liviano in un accorato intervento nel Consiglio regionale tenutosi nella stessa data di lunedì 30, in cui ha esortato a ‘fare sintesi’ e a dare una accelerata sulla questione.
“Condividiamo la linea del consigliere Liviano nell’ammettere che non intravediamo, su Ilva, prospettiva, visione, idea di futuro- è il commento della segreteria regionale Italia in Comune – Basti dire, che su questa tematica, le posizioni sono cambiate a seconda dell’interlocutore del momento”.
“Se è certo che un’acciaieria di quelle dimensioni, con impianti vetusti ed estremamente inquinanti, posta a ridosso di una città di 200mila abitanti non può continuare a produrre è anche vero che qualsiasi soluzione non può prescindere dal ricollocamento dei lavoratori. In altre parole, il risanamento ambientale che occorre deve andare di pari passo con quello sociale e le misure necessarie per ambientalizzare la più importante realtà siderurgica d’Italia devono essere attuate tutelando l’occupazione dei lavoratori, visto che parliamo di 20mila famiglie monoreddito che dipendono da quella fabbrica”. Queste le parole del coordinatore regionale del partito, Vincenzo Gesualdo, per il quale “occorre innanzitutto ripristinare il diritto alla salute con interventi orientati alla bonifica del sito. Quindi, norme chiare a tutela del lavoro, in modo da garantire anche investimenti sicuri e programmati per ridare dignità ai lavoratori del comparto”.
La proposta di Italia in Comune è quella della redazione di un cronoprogramma ‘eco-sostenibile’ che, cioè, da un lato, consenta alle imprese dell’indotto che hanno vinto la gara di concludere il contratto d’appalto ma che, dall’altro, vincoli le stesse ad attuare, in itinere, le misure ambientali a supporto della bonifica del sito e ad occuparsi della ricollocazione del personale.
“Non diciamo che la soluzione sia semplice o realizzabile nel breve periodo. Saremmo degli scellerati a pensarlo vista la moltitudine di implicazioni sociali, ambientali, sanitarie che l’Ilva si porta dietro. Diciamo che questi ritardi sicuramente non fanno bene alla città di Taranto. Questo è il tempo delle risposte da parte delle Istituzioni. I cittadini attendono da troppo tempo di conoscere quello che sarà il futuro dell’azienda e dell’intero territorio”.