Smettere di considerare i lavoratori come semplici “oggetti”; ridurre la durata dei contratti a termine da 3 ad un anno; scoraggiare quei continui rinnovi che come effetto hanno quello di non garantire a milioni di persone un minimo di certezza riguardo al proprio futuro; tutelare e favorire gli imprenditori che investono sul territorio ed assicurano stabilità ai propri dipendenti; affrontare seriamente il problema della ludopatia attraverso il divieto di pubblicità che invita a tentare la fortuna in giochi con probabilità di vincita praticamente vicine allo zero. In poche parole, rimettere al centro della politica gli interessi del cittadino, di tutti i cittadini. Sono alcuni degli obiettivi del “Decreto legge Dignità” varato dal nuovo Governo. Obiettivi fissati da un Governo che vuole chiudere un’epoca in cui il precariato e l’indifferenza verso i problemi reali del Paese l’hanno fatta da padrone. Si tratta di obiettivi che dovrebbero mettere tutti d’accordo ed invece… Da coloro che questo esecutivo proprio non lo “digeriscono” arrivano solo critiche, anche le più feroci. Ma sia chiaro: le opposizioni devono fare il loro “mestiere”, devono contestare. Però che questo accada a fronte di iniziative che vogliono ridare stabilità al Paese (sì, perché il precariato influisce negativamente non solo sulla vita delle persone, ma pure sull’economia) lascia molto perplessi.
Capisco che i nostalgici dei Governi passati non accetteranno mai questa nuova fase politica, però non riesco a spiegarmi perché ogni proposta, iniziativa o decisione del nuovo Esecutivo debba essere sempre “marchiata” o come “di destra” o come “di sinistra”. Mai che a qualcuno sia venuto in mente che quella proposta, quella iniziativa o quella decisione sia stata presa solo nell’interesse degli italiani! Mai! L’importante, per i nostalgici e per “i contrari a prescindere”, è criticare per il semplice fatto che ad essersi mosso è stato il nuovo Governo.
Sì, certo, adesso tutti si affannano a snocciolare dati, numeri, percentuali volti a dimostrare le ipotetiche sciagure che provocherà il “Dl Dignità” e a sostenere che in fondo concedendo “un po’ a tutti, si accontenta alcuni e si scontenta molti (fra cui, gli imprenditori)”. Insomma, il provvedimento non ha mosso nemmeno i primi passi e già hanno sentenziato che… non sa camminare.
Il vero problema è che da parte dei nostalgici e dei “contrari a prescindere” c’è una corsa a prevedere già il destino (ovviamente, negativo…) di qualsiasi atto del Governo. Prendiamo l’ILVA. Qualsiasi cosa sarà decisa, non andrà bene a nessuno. La vertenza dello stabilimento siderurgico è una delle più complesse che, negli ultimi anni, la politica abbia mai affrontato. Sino ad alcuni mesi fa chi governava aveva preferito agire attraverso l’adozione di decreti che, oltre a minare l’azione della magistratura tarantina, hanno prodotto incredibili storture come quella dell’immunità penale concessa ai commissari e ai futuri acquirenti dell’azienda. Con quale risultato? Incertezza consolidata circa il futuro delle migliaia di lavoratori e prosecuzione dell’attività inquinante, anche se in misura minore (e ci mancherebbe, visto che la produzione è stata ridotta).
In merito all’ILVA, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre sostenuto una tesi: chiusura delle fonti inquinanti e riconversione economica. Ed è quella che il ministro e vicepremier Di Maio sta valutando insieme alle proposte avanzate dalle altre parti in causa. Il tutto con l’obiettivo di risolvere al più presto una situazione arrivata ai livelli di guardia. Il problema ILVA riguarda il diritto alla salute ed il diritto al lavoro, lo sappiamo tutti. Due diritti costituzionalmente garantiti e che per questo dovranno essere tutelati allo stesso modo. Molti chiedono di fare in fretta, però solo uno sconsiderato agirebbe d’impulso adottando decisioni avventate senza aver riflettuto. Ma non è il caso del ministro Di Maio. Lui lo ha già dichiarato: i cittadini di Taranto hanno il diritto di respirare, così come i lavoratori hanno il diritto ad avere una vita serena e soprattutto in salute. Ecco, il vicepremier del Governo del cambiamento ha fatto capire che per l’ILVA sarà adottata la soluzione migliore nell’interesse di tutti. Ma questo… i nostalgici e “i contrari a prescindere” non lo terranno in considerazione. Per loro, qualunque decisione non sarà stata presa a vantaggio dell’interesse comune. Sarà stata solo una decisione… “di destra” o “di sinistra”.