“ ……..Se intenda disporre accurate verifiche relative alle garanzie generali di affidabilità dei gruppi che hanno presentato offerta per la suddetta gestione, affinché, prioritariamente rispetto alle valutazioni di natura economica, siano valutate le capacità manageriali…” Questa la domanda da me posta al Governo, e in particolare al ministro Calenda, con l’ Interpellanza 2-01746 del 4 aprile 2017, seduta n. 773. E il 7 settembre (un mese fa!) suggerivo con una nota ufficiale:” A questo punto l’unica soluzione è annullare le procedure di cessione e ricominciare da zero”. Siamo alla pantomima; Calenda scopre ora che il piano di AM-Investco è “irricevibile”. Ma non lo aveva letto prima? Ma di cosa si è parlato in questi mesi con Mittal? Come si è giunti a scegliere una cordata in luogo dell’altra? Che dicono i commissari? E, ancora, era proprio necessario un giorno di sciopero, che è costato non poco agli stessi lavoratori e alla nostra già asfittica encomia? Qualcosa non quadra. Ma più di qualcosa non quadra nella gestione complessiva della vertenza Ilva-Taranto. Difficile ipotizzare che un qualunque imprenditore possa investire in perdita. Il costo lavoro è notoriamente una componente fondamentale nella valutazione di un piano industriale. Se si riduce la produzione non è possibile mantenere la stessa forza lavoro. Poi c’è la questione jobs act! La soluzione, secondo Renzi, a tutti i problemi occupazionali che Mittal vorrebbe applicare ai lavoratori Ilva. Spieghi ora il Governo perché no! La vera questione è che continuano a mancare soluzioni per uno sviluppo alternativo, o quanto meno complementare a quello industriale. Nulla si muove in termini di defiscalizzazione e decontribuzione, piuttosto che di adeguamento delle infrastrutture. Capita invece che continuano a chiudere attività. Torno a ripetere il mio invito ad azzerare le procedure di cessione della gestione delle acciaierie Ilva, e ad avviare finalmente un tavolo serio per la gestione complessiva della vertenza, con il coinvolgimento pieno dei territori.
Avv. Gianfranco Chiarelli
Commissione Giustizia Camera dei Deputati
Roma, 10 ottobre 2017