“La Regione Puglia deve esprimere al Governo nazionale l’assoluta contrarietà rispetto alle decisioni assunte con l’approvazione del decreto sicurezza”. È quanto chiede il consigliere regionale del Gruppo Misto, Gianni Liviano, nella mozione presentata al presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, e al presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano.
Secondo Liviano, infatti, con l’approvazione del Ddl sicurezza “viene gravemente compromesso l’immane lavoro svolto finora, anche a livello locale, con l’impegno della Regione e soprattutto dei Comuni e del privato sociale. Con il risultato – aggiunge il consigliere regionale tarantino – di indebolire le sedi e gli strumenti di concertazione attivati per un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio della nostra regione. Non solo – prosegue Liviano – il rischio che si corre è che aumentino le persone presenti nei Centri di permanenza per rimpatri, le difficoltà di mettere in atto rimpatri, viste anche le scarse risorse stanziate per i rimpatri volontari e l’assenza di ulteriori accordi con i Paesi di origine, e che, al termine dei 180 giorni, potranno aumentare le presenze di stranieri irregolari favorendo, così, marginalità estreme, occupazioni e illegalità”.
Per questo, ritiene Liviano, la Regione deve far sentire la sua voce tanto più che “la nostra terra è crocevia dei flussi migratori oltre che essere, da sempre, terra solidale e accogliente per quanti fuggono da situazioni insostenibili nei propri paesi di origine, ruolo che è stato svolto in maniera efficace anche dalla Chiesa pugliese, dalle associazioni di volontariato e dai Comun. Quest’ultimi, secondo quanto previsto dal provvedimento, dovranno chiudere i loro sportelli grazie ai quali fornivano attività informative , di supporto e di assistenza agli stranieri che intendono accedere ai programmi di rimpatrio volontario assistito. Inoltre, il Ddl priva i sindaci di poter intervenire in merito a collocazione, tipologia di beneficiari, selezione degli enti deputati alla gestione dei centri, dovendo però far fronte alle ricadute territoriali negative che questo modello inevitabilmente comporta sui servizi sociali e sulla sicurezza dei territori”.
Per cui, conclude il consigliere Liviano che esprime tutta la sua vicinanza ai sindaci fino ad oggi impegnati in questa importante opera di accoglienza e di inclusione sociale, “è importante che la Regione Puglia faccia sentire forte la propria voce a livello nazionale”.
Di seguito il testo della mozione
Alla c.a.
presidente del Consiglio regionale
dott. Mario Loizzo
e p.c.
presidente della Giunta regionale
dott. Michele Emiliano
MOZIONE
Oggetto: LEGGE SICUREZZA E IMMIGRAZIONE
PREMESSO che
– il dato relativo ai migranti sbarcati è stato nel 2016 di 144.574, nel 2017 di 108.538 e nel 2018 (al 12 ottobre) di 21.426, confermando un trend in calo che dunque non evidenzia la necessità di misure straordinarie;
-nella Relazione sul funzionamento del Sistema di Accoglienza presentata alla Camera dei Deputati lo scorso 14 agosto, il Ministro degli Interni definiva il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) “un ponte necessario all’inclusione”;
– la legge su immigrazione e sicurezza, approvata ieri (7/11 u.s.) al Senato, ha posto il Paese di fronte alla preoccupante prospettiva di un forte ridimensionamento dello Sprar – Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – destinandolo ai soli titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati;
– l’Anci nazionale ha stimato in 280 milioni di euro i costi amministrativi che ricadranno su servizi sociali e sanitari territoriali e dei Comuni, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili , oggi a carico del Sistema Nazionale;
– i minori stranieri non accompagnati rischiano, al compimento del 18mo anno di età, di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada o, alternativamente, di richiedere il prosieguo amministrativo con rette a totale carico delle città, fino al compimento del 21mo anno di età;
– la Regione Puglia , i Comuni che ad essa appartengono, la Chiesa pugliese e le associaizoni di volontariato, hanno finora svolto un egregio ruolo di accoglienza e di solidarietà verso gli immigrati
CONSIDERATO
che la Legge in oggetto:
– introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare e abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, elimina la possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi e seri motivi di carattere umanitario e di quelli risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato Italiano;
– mira a prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni;
– elimina gli sportelli comunali che forniscono attività informative, di supporto e di assistenza agli stranieri che intendano accedere ai programmi di rimpatrio volontario assistito;
– riserva l’accoglienza nel sistema Sprar ai soli titolari di protezione e Msna escludendo di fatto i richiedenti asilo e i soggetti vulnerabili, indirizzando in tali modo il sistema di accoglienza a favore del CAS, centri gestiti da privati, spesso di dimensioni ampie che rappresentano la maggior fonte di insicurezza sul territorio, di malcontento della popolazione residente;
– abroga il riferimento alla ripartizione territoriale all’interno delle Regioni, abrogando altresì il passaggio in cui si prevedeva che i tavoli regionali di coordinamento individuassero “i criteri di ripartizione, all’interno della Regione, dei posti da destinare alle finalità di accoglienza (…)”
– privilegia il sistema di accoglienza delle Prefetture e indebolisce sedi e strumenti di concertazione territoriale, sopprimendo tra le altre cose il supporto giuridico alla c.d. “clausola di salvaguardia” e quindi il potere dei Sindaci, che perdono voce in capitolo in merito a collocazione, tipologia di beneficiari, selezione degli enti deputati alla gestione dei centri, dovendo però far fronte alle ricadute territoriali negative che questo modello inevitabilmente comporta sui servizi sociali e sulla sicurezza dei territori;
– esclude la possibilità ai detentori di permessi di soggiorno per richiesta di asilo di avere l’iscrizione all’anagrafe dei residenti;
TUTTO CIO’ CONSIDERATO
– si ritiene che venga gravemente compromesso l’immane lavoro svolto finora anche a livello locale con l’impegno della Regione e soprattutto dei Comuni e del privato sociale, indebolendo nei fatti le sedi e gli strumenti di concertazione attivati per un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio della nostra Regione;
– si rischi l’aumento delle persone presenti nei Centri di Permanenza per rimpatri, le difficoltà di mettere in atto rimpatri, viste anche le scarse risorse stanziate per i rimpatri volontari e l’assenza di ulteriori accordi con i Paesi di origine, al termine dei 180 giorni, potranno aumentare la presenza di stranieri irregolari favorendo marginalità estreme, occupazioni e illegalità.
IMPEGNA
la Regione Puglia ad esprimere al Governo nazionale l’assoluta contrarietà rispetto alle decisioni assunte e sopraindicate e a chiedere altresi di considerare nei regolamenti attuativi che faranno seguito alle disposizioni normative tutte le criticità operate indicate all’interno di questa mozione.
Bari, lì 08/11/2018
dott. Gianni Liviano
consigliere regionale