Con sgomento raccogliamo le parole di Matteo Salvini ieri a Firenze “Lo Stato era più attento ai diritti dei carcerati che alle forze dell’ordine.
I carcerati, per carità, devono stare bene, ma se stanno dentro significa che hanno fatto qualcosa”.
Parole che non sorprendono essendo in linea con la politica carceraria e giustizialista storica del leader della Lega, e da questo punto di vista comune ai suoi compagni di governo 5 Stelle, ma pericolosa come le tante dette in questi primi giorni di governo da parte di un ministro dell’interno.
E che fanno il paio con quelle dell’ex presidente dell’anm Davigo “se uno è indagato qualcosa deve aver fatto”.
Purtroppo un giro negli istituti penitenziari italiani basterebbe loro per verificare come nonostante le illuminate leggi degli ultimi governi atte ad attenuare la carcerazione preventiva, il potere totalmente discrezionale sull’arresto è nelle mani della magistratura e fa si che attualmente la metà dei detenuti in carcere è in custodia cautelare, e di questi la maggior parte verrà assolta.
Questo è grave considerando che tutti i detenuti in attesa di giudizio non possono accedere alle misure rieducative e quindi scontano Una pena detentiva peggiore dei definitivi e che nella maggior parte dei casi si riveleranno innocenti.
Ma proprio Questa impostazione con rammarico sempre ieri ritroviamo nelle parole del sappe Taranto, soprattutto lì dove parlano di “sconti di pena e misure alternative al carcere quasi automatici a causa della carezza degli staff di educatori e assistenti sociali”
Proprio a Taranto che come abbiamo riscontrato nella visita ispettiva di una settimana fa, da quando è cambiato il magistrato di sorveglianza, i detenuti non riescono più ad accedere a misure alternative, anzi ci hanno parlato addirittura di obbligo di scorta presso il domicilio.
Non ci addentriamo nello smentire tutti i punti del loro comunicato perché come sempre comprendiamo e lottiamo anche per la loro situazione di difficoltà di lavoro. Proprio uscendo dal carcere di Taranto riscontrando le difficilissime condizioni di tutti avevamo rilanciato l’urgenza a che il nuovo governo metta l’ultima firma alla riforma penitenziaria che grande respiro potrà dare alla comunità appunto sia di detenuti che di detenenti.
Inoltre abbiamo sollecitato il consigliere regionale che ci ha accompagnato Francesca Franzoso, ad intervenire chiedendo, cosa che aveva già fatto a seguito di una precedente visita insieme, una audizione in commissione regionale.
Cosa che il consigliere regionale Franzoso è riuscita ad ottenere e a far calendarizzare immediatamente per martedì prossimo.
Solo Lottando tutti Insieme sul fronte dei diritti, con una visione unitaria e complessiva, si potranno risolvere le difficoltà gravi della comunità penitenziaria tutta, mai contrapponendo gli uni con gli altri, carcerieri contro carcerati. Soprattutto ora che le forze di governo lasciano presagire su questo fronte dopo anni di lotte e spiragli illuminati un ritorno ad un sistema medioevale della pena e della giustizia.
Associazione Marco Pannella