Caro Presidente,
alle 7.10 di questa mattina al primo piano dell’ospedale nord G. Moscati di Taranto dove sono ospitati vari ambulatori, ero in fila insieme a decine e decine di concittadini.
Lo so caro Presidente, sono coordinatore del Circolo Sinistra Italiana di Lizzano, e quindi (dirà lei) parto da una pregiudiziale nei confronti dei politici al governo e quindi il mio contributo è viziato.
E’ vero, confesso che il mio giudizio è viziato, sia dalla delega alla Sanità che lei conserva inspiegabilmente da quando è stato eletto, sia dal sistematico smantellamento della sanità pubblica della regione, con la chiusura dei punti di pronto soccorso che in maniera scellerata ha messo in ginocchio la nostra provincia in particolare e la regione tutta.
Come la maggior parte dei servizi sanitari offerti nel nostro territorio, ci troviamo di fronte a scene, per così dire, da calvario.
Al primo piano della struttura, in mezzo ad operatori sanitari che spesso svolgono il loro lavoro con determinazione e sacrificio, sopperendo alla mancanza di personale per via dei pensionamenti non sostituiti, le file aumentavano ora dopo ora.
Caro Presidente, mentre le decine e decine di persone si mescolavano, tra chi attendeva una visita oculistica e chi seduto in quella unica sala di attesa che è l’area del corridoio da cui si accede ai vari ambulatori, attendeva una radiografia o una tac, a chi richiedeva il ritiro dei referti oppure di poter effettuare il prelievo, l’attesa è terminata dopo tre ore e mezza.
Tre ore e mezza in cui ho ascoltato le lamentele di persone anziane che non potevano seguire la terapia, perché costrette a stare a digiuno in attesa della visita.
Persone che avevano raggiunto l’ospedale accompagnate presto da un parente, ma che al ritorno si stavano preoccupando di prendere l’unico autobus disponibile dal centro città, con un caldo inverosimile e con attese da terzo mondo.
Persone che, nella loro età avanzata, caro Presidente, hanno già dato a questo paese e a questa terra e francamente non meritano tale trattamento disumano.
Caro Presidente, avrei voluto averla accanto a me questa mattina, solo per fare due chiacchiere e farle vedere cosa significa, nonostante l’impegno dei medici in affanno, non aumentare l’organico del personale e farle provare di persona cosa è diventata la sanità a Taranto.
Farle toccare con mano l’umanità del personale e la disumanità delle attese e dei disagi, che si accompagnano di pari passo agli aumenti degli stipendi che la sua giunta ha deciso per i dirigenti sanitari.
Caro Presidente, senza acredine, io con lei, da cittadino, da operaio Ilva, da rappresentate RSU e infine da padre di famiglia, avrei voluto parlarle francamente a quattrocchi e farle sentire cosa si prova ad essere trattati così. Perché vede, caro Presidente, noi abbiamo la fortuna di avere un rappresentate in Consiglio Regionale che in virtù di queste sacrosante battaglie in difesa del diritto alla salute, è passato, dopo tante contestazioni, all’opposizione abbandonando la sua giunta. Dico che abbiamo la fortuna perché il consigliere Borraccino ci ascolta tutti i giorni e proprio per questo noi continuiamo a lottare con lui, al suo fianco e in difesa di questa gente comune.
Caro Presidente, vede, il sistematico disinteresse che continuate a mostrare Lei, come possessore della delega alla sanità e l’intero governo regionale, con i tagli ai servizi e con la soppressione di 38 PPI , senza considerare i disagi e le sofferenze che la sua azione come uomo politico, sta procurando a centinaia di migliaia di cittadini, produrranno effetti devastanti nel vostro ritorno in politica. Stia certo, caro Presidente, che se a livello nazionale siete stati letteralmente e politicamente puniti, a livello regionale, probabilmente questo conto politico sarà ancora più salato.
La sanità privata continua palesemente a trarne giovamento ed i suoi proclami sul promettere collegialità nelle decisioni, per poi mostrare una unica regia personale e non democratica, non fanno altro che rafforzare ancora di più in noi cittadini ed attivisti nella politica, la convinzione che la battaglia deve continuare per garantire un diritto civile che oggi il suo governo ci nega.
Peccato, signor Presidente.
Questa mattina in quelle 3 ore e mezza di attesa, mi sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere con lei, lì, al primo piano del G. Moscati di Taranto. Sicuramente i tarantini l’avrebbero accolta con molto piacere.
Un saluto Presidente.
Ad Majora
Taranto 24.4.2018
Gianluca Lecce coordinatore Circolo Sinistra Italiana Lizzano