“La bocciatura dei ricorsi della Regioni Puglia e Abruzzo contro il Ministero dell’Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd per il via libera alle attività di prospezione nel mar Adriatico con la tecnica dell’airgun va contro tutti i principi di sviluppo sostenibile che abbiamo il dovere di perseguire per il futuro delle nostre comunità locali. E’ inammissibile svendere il nostro immenso patrimonio marittimo per pochi spiccioli. Ecco perché, quella contro le trivelle nei nostri mari, è una battaglia in cui non possiamo permetterci di retrocedere di un solo centimetro e su cui non possiamo essere disposti ad alcuna forma di trattativa o compromesso. Per la Puglia e i pugliesi questa è una battaglia di giustizia e di civiltà.
Occorre avviare al più presto strategie ampie e inclusive su cui possano convergere tutti i Paesi costieri del Mediterraneo, per evitare questa inutile caccia a un tesoro che non c’è e che in ogni caso farebbe felici soltanto le società petrolifere. Senza considerare che il petrolio è una materia prima destinata a lasciare il passo ad altre forme di approvvigionamento energetico già nel medio periodo. I dati messi a disposizione di Assomineraria sui consumi nazionali e sulle riserve certe presenti sui nostri fondali, per altro, ci dicono che la quantità di petrolio estraibile dai nostri fondali sarebbe appena sufficiente a risolvere il fabbisogno per 8 settimane, appena due mesi. Il che ci consegna la fotografia di una pratica, oltre che figlia di un vecchio modo di concepire il mondo e lo sviluppo dei territori, del tutto insensata sul piano strategico.
Quanto alle tecniche di prospezione con la tecnica dell’airgun, che sono preliminari a quelle estrattive, mi associo alle parole del presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, il quale fa appello ai neoeletti parlamentari affinché si possa convergere su una proposta di legge che vieti le attività di airgun per la pericolosità che queste hanno per la tenuta del già provato ecosistema marino. Ma non solo: occorre considerare il problema nel suo insieme. Per questo trovo altrettanto opportuna la richiesta di lavorare per la redazione di un Piano delle Aree per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, da sottoporre a valutazione ambientale strategica.
Anche perché l’Adriatico, come ricorda la stessa Legambiente, ‘è estremamente fragile per le caratteristiche proprie di mare chiuso’: scarsa profondità dei fondali e modesto ricambio delle acque riducono al minimo le possibilità di dispersione del greggio in caso di sversamento nelle acque. ‘Senza considerare – ricorda ancora Legambiente – l’impatto che queste attività possono avere sulla pesca, fino ad arrivare ad una diminuzione del pescato anche del 50% intorno ad una sorgente sonora che utilizza airgun’