Non c’è sicuramente da meravigliarsi nel verificare come, almeno dalle prime bozze che emergono, la legge di stabilità 2018, appaia come una classica manovra propagandistica, tutta bonus e regalie, senza alcuna prospettiva di reale sviluppo. Siamo ormai a pochi mesi dal rinnovo del Parlamento. Tutto più che prevedibile! Si continua con la politica dell’assistenzialismo fatta passare per welfare, continuando ad aumentare il debito pubblico senza creare quelle necessarie condizione per la ripresa della nostra economia e quindi della occupazione. Si rinviano alle prossime finanziarie i problemi, come, ad esempio, l’aumento dell’Iva, previsto per il 2020. Nessun accenno alla riduzione delle tasse, nessuna reale attenzione verso le imprese, le professioni, il tessuto produttivo del Paese, sempre più in difficoltà. Per non parlare dell’accanimento nei confronti dei pensionati. Si discute sull’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile, laddove il vero problema non è l’aspettativa di vita ma la mancanza di occupazione! E, infine, la vera e propria beffa nei confronti dei lavoratori precari, che continuano ad aumentare. Si estende, nella ipotesi che in questi giorni circola, l’ Ape Social ai contratti a tempo determinato, con la clausola di aver lavorato 1 anno e mezzo negli ultimi tre. Insomma si arriva al vero e proprio insulto alle intelligenze! Una legislatura che si conclude nel modo peggiore, lasciando gli italiani in una condizione di totale incertezza, e senza alcuna prospettiva di crescita. Ho predisposto una interpellanza urgente per chiedere al Governo di sanare ogni forma di discriminazione tra lavoratori garantendo l’accesso a tutte le forme di salvaguardia adottando una uniforme disciplina dei requisiti.
Interpellanza al Presidente del Consiglio, al Ministro del Lavoro
Per chiedere, premesso che:
· Il mercato del lavoro in Italia evidenzia da tempo, oltre ad una complessiva netta flessione, una chiara tendenza al ricorso a forme contrattuali a tempo determinato, ciò nonostante, o probabilmente anche a causa, di una riforma che ha di fatto favorito il precariato.
· L’insieme di una oggettiva crisi del sistema economico, e di una conseguente riduzione della offerta occupazionale, e, ancora, gli effetti nel tempo di riforme in tema di pensioni, ha determinato situazioni di grave disagio per migliaia di lavoratori.
· L’introduzione dell’ APE in varie formulazioni, ancorché molto discutibile, rappresenta in ogni caso una via di uscita per situazioni in cui i lavoratori si ritrovano nel limbo di chi non ha più reddito, perché fuoriuscito dal mercato del lavoro e contestualmente non ha raggiunto i requisiti per la quiescenza.
· In questa ottica, in particolare, l’ APE Social, rappresenta uno strumento oggettivamente in grado di risolvere alcune situazioni di incertezza.
· A seguito di forti pressioni da parte delle varie rappresentanze sociali, il Governo si è determinato ad ipotizzare l’inclusione tra i potenziali beneficiari dell’ APE Social anche i lavoratori con contratto a tempo determinato, allo stato esclusi.
· Le condizioni per l’accesso in caso di lavoratori a tempo indeterminato è il raggiungimento di 30/36 anni di contributi versati(a seconda dei casi) per andare in pensione 3 anni e 7 mesi prima della soglia d’età pensionabile fissata dalla legge Fornero.
· Nella ipotesi di formulazione delle condizioni di accesso per i contratti a tempo determinato, invece, si indicano alcune condizioni più restrittive; in particolare il lavoratore disoccupato dovrebbe aver lavorato almeno 18 mesi negli ultimi tre anni, per poter accedere alla procedura.
· E’ di tutta evidenza che tale clausola, in considerazione della platea a cui si riferisce, rappresenta una vera e propria contraddizione in termini, e di fatto esclude molti lavoratori dal beneficio.
– Se ritengano di provvedere a sanare ogni forma di attuale discriminazione, causa di gravi disagi per tantissime famiglie di italiani, eliminando qualunque forma di distinzione in riferimento alle forme contrattuali, garantendo quindi l’accesso all’ Ape Social, ed in generale ad ogni altro strumento di salvaguardia, a tutti i lavoratori, sulla base di una uniforme disciplina dei requisiti.
On. Gianfranco Chiarelli
Roma 06/11/2017